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miércoles, 26 de marzo de 2014

Arcivescovo Giampaolo Crepaldi: «La legge crea ordine, se crea disordine non è più legge»


Intervista al vescovo di Trieste. 

Giuseppe Tires

«Purtroppo le Corti internazionali di giustizia, i singoli giudici ordinari o i legislatori sono spesso vittima di ideologie correnti e di gruppi di pressione»


Il 28 marzo 2014, alle ore 18,00, verrà presentato a Trieste presso gli spazi dell’Impact Hub di Via Cavana 14, il V Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel Mondo dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân. 

Parteciperanno all’evento l’Arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU a Ginevra, l’onorevole Luca Volonté, deputato al Parlamento Europeo, il Prof. Paolo Pittaro, dell’Università di Trieste. 

Al Presidente dell’Osservatorio, arcivescovo Giampaolo Crepaldi, vescovo di Trieste, abbiamo posto alcune domande.

Di cosa si occupa quest’anno il Rapporto?

Come ogni anno il Rapporto fa un’ampia rassegna di avvenimenti e tendenze circa l’utilizzo della Dottrina sociale della Chiesa nel mondo nei cinque continenti, quindi si occupa di molti fatti, dalle primavere arabe alla crisi economica greca, dal braccio di ferro tra Chiesa e governo nelle Filippine a quello tra vescovi cattolici e amministrazione Obama, dai conflitti sociali in Argentina a quelli in Perù. Tuttavia, il Rapporto cerca di cogliere sinteticamente anche la tendenza dell’anno, la dinamica che ha caratterizzato l’anno in esame.

E quale sarebbe?

A questo quinto Rapporto abbiamo dato questo titolo: “La crisi giuridica ovvero l’ingiustizia legale”. E’ questa, secondo noi, la tendenza più preoccupante. Documentiamo molti aspetti della crisi della legge in molti Paesi – corruzione, crisi dello Stato di diritto, anomia diffusa, violenza tribale -, ma documentiamo soprattutto il conflitto tra Corti costituzionali di giustizia, giudici ordinari, Carte costituzionali. E con riguardo a temi di fondamentale importanza, come la vita, la famiglia e l’identità umana.

Il Rapporto dell’anno scorso, dal titolo “La colonizzazione della natura umana”, era incentrato sulle pressioni sui Paesi emergenti perché adottassero una legislazione ispirata all’ideologia gender. Quest’anno procedete quindi sulla stessa strada?

Ne ampliamo la prospettiva. La crisi giuridica ha senz’altro un aspetto legislativo: per esempio il Rapporto documenta l’estensione delle legislazioni su aborto, eutanasia, fecondazione artificiale. Però fa anche un passo in avanti. Esamina le ingerenze delle Corti internazionali di Giustizia sugli Stati, il conflitto di queste pressioni internazionali con le Costituzioni di quello Stato, l’azione dei giudici ordinari che si sostituiscono sempre di più ai Parlamenti e, di fatto, legiferano. La crisi della legge è molto più vasta del solo aspetto legislativo.

Il Rapporto è relativo all’anno 2012. Può fare un esempio di quanto ci ha appena detto?

Di esempi il lettore potrà trovarne tanti. Mi piace ricordare la vicenda del piccolo stato del Costa Rica, condannato dalla Corte interamericana per i diritti umani perché non aveva ancora una legislazione che permettesse la fecondazione artificiale. Nel Rapporto lo abbiamo onorariamente proclamato Stato dell’Anno per la difesa della vita, data la sua resistenza davanti all’attacco della “metafisica delle sentenze”, perché quella Corte pretendeva di definire cosa fosse persona, procreazione, vita, con una “arroganza giuridica” senza precedenti.

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