Punire l'omofobia - Rispettare le opinioni
Giovanni Grasso
Sono moltissimi (circa 350) gli emendamenti depositati da esponenti, cattolici e non, di tutti i gruppi per neutralizzare le conseguenze più estreme del ddl contro l’omofobia di cui è iniziato da giorni l’esame alla Commissione Giustizia di Montecitorio. Esame che dovrebbe concludersi oggi per andare all’approvazione dell’Aula il 22 prossimo. In discussione, spiegano in coro i promotori degli emendamenti, non c’è assolutamente la contrarietà a inasprire le pene per chi si macchia di violenze a sfondo omofobico o comunque legato ai comportamenti sessuali. Tuttavia si vuole assolutamente evitare che questo provvedimento si trasformi in una sorta di bavaglio al libero pensiero, parificando chi commette violenze o discriminazioni con chi, per motivi religiosi, morali o per convinzioni culturali o personali, indichi nella famiglia tradizionale, formata da un uomo e una donna, la via preferibile da seguire. O chi, per gli stessi motivi, consideri non positiva l’adozione di figli da parte di coppie omosessuali. Un altro punto delicato riguarda la discriminazione per «orientamento sessuale» nei posti di lavoro. Va da sé che gli orientamenti sessuali non devono costituire elemento di discriminazione.
Ma, d’altra parte, non si può certo impedire per esempio alle istituzioni religiose, di selezionare, per incarichi di educazione o formazione, persone in linea con le direttive morali dell’istituzione stessa.
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