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sábado, 23 de febrero de 2013

«La fede in ampie regioni della terra, rischia di spegnersi come una fiamma che non viene più alimentata»

Chiesa, attacchi «inauditi» e «terrificanti»

di Massimo Introvigne

Lo denuncia la nota, davvero inconsueta, diffusa sabato dalla Segreteria di Stato: è un attacco inaudito. È quello cui è sottoposta la Chiesa in vista del Conclave, e che rappresenta il culmine di quanto è avvenuto durante tutto il pontificato di Benedetto XVI. 

Una persecuzione quotidiana, che non si è mai fermata. Non uso a caso la parola «inaudito». È una parola molto forte perché indica qualche cosa che non solo, con questa gravità, non si è mai verificato prima, ma di cui neppure prima d’ora si era sentito – propriamente – a parlare. «Inaudito»: che non è mai stato ascoltato prima. Uso questa parola perché è di Benedetto XVI. La usa, in un brano che sembra scritto per le vicende di questi giorni, nell’enciclica «Caritas in veritate» al n. 75: «Pronti a scandalizzarsi per cose marginali, molti sembrano tollerare ingiustizie inaudite». E di «inaudite sofferenze», con riferimento alle stragi di cristiani in Africa, il Papa aveva parlato in una lettera al presidente dei vescovi del Kenya nel 2008.

A «inaudito» si deve affiancare un altro aggettivo di forza non comune: «terrificante». Il Papa lo ha usato nel viaggio a Fatima a proposito degli attacchi che gli venivano rivolti dall’interno stesso della Chiesa: «vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa». E – sempre a proposito degli attacchi interni – nella lettera del 10 marzo 2009 dove spiegava perché aveva rimesso la scomunica ai vescovi consacrati da monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991), Benedetto XVI aveva usato una terza espressione fortissima, desunta dalla Lettera ai Galati di san Paolo: c’è chi nella Chiesa vuole «mordere e divorare» coloro che percepisce come avversari e in ultimo lo stesso Pontefice. «“Ma se vi mordete e divorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri!”. Sono stato sempre incline a considerare questa frase come una delle esagerazioni retoriche che a volte si trovano in san Paolo. Sotto certi aspetti può essere anche così. Ma purtroppo questo “mordere e divorare” esiste anche oggi nella Chiesa»
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