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viernes, 25 de enero de 2013

... i passi decisivi fatti da Benedetto XVI per rinnovare il culto divino, porteranno ofrutto anche in questo campo


Un concerto di gloria

L'autentica bellezza nell'arte sacra

Riflessone di p. Uwe Michael Lang


  • L'arte e la crisi della bellezza


In una recente occasione, Papa Benedetto XVI ha descritto gli artisti come "custodi della bellezza", ed anche i suoi predecessori Paolo VI e il Beato Giovanni Paolo II lo avevano fatto prima di lui. E' un titolo di grande significato, se non altro perché nella tradizione cattolica la bellezza è compresa come categoria filosofica e ultimamente teologica. Fu il teologo francescano San Bonaventura a collocare per primo la bellezza tra i cosiddetti trascendentali: la bellezza considerata proprietà dell'Essere stesso, insieme alla verità e alla bontà. Ciò si riferisce in primo luogo a Dio, che è lo stesso Essere, e quindi verità, bontà e bellezza.

L'arte perciò, come espressione del bello, è in grado di rivelarci la realtà; l'arte sacra in particolare, ha la capacità di manifestare a noi la bellezza di Dio. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dedica alcuni paragrafi significativi al concetto teologico di bellezza (n. 2500 -2503). Qui mi piace fare riferimento alla versione concisa del Compendio del Catechismo pubblicato nel 2005. Nella sezione dell'VIII comandamento "Non dire falsa testimonianza", la domanda n. 526 chiede: "Quale relazione esiste tra verità, bellezza e arte sacra?". La risposta è la seguente: "La verità è bella per se stessa. Essa comporta lo splendore della bellezza spirituale. Esistono, oltre alla parola, numerose forme di espressione della verità, in particolare le opere artistiche. Sono frutto di un talento donato da Dio e dello sforzo dell'uomo". Si afferma qui la relazione intrinseca tra la verità e la bellezza, con una particolare attenzione alle opere d'arte, prodotte dal dono divino della creatività umana.

La modernità ha contestato proprio la dimensione trascendente della bellezza come espressione e rivelazione della verità e della bontà. La bellezza è stata staccata dall'ordine dell'essere e, con una svolta radicale verso la soggettività, è stata ridotta a un'esperienza estetica o a una questione di sentimento. E' parte di una rivoluzione intellettuale, le cui conseguenze non si limitano al mondo dell'arte. Il teologo svizzero Hans Urs von Balthasar lo ha percepito molto chiaramente. Ha dedicato diversi volumi a ciò che egli definiva "estetica teologica", richiamando l'idea, che la tradizione cattolica ha assunto dalla filosofia greca classica, specialmente da Platone, che la verità e la bontà ci attraggono perché sono belle. Pertanto ciò che è buono, in altre parole, ciò che è giusto fare, si rende evidente da solo. Tuttavia, nota Balthasar, quando la bellezza non è connessa al suo intrinseco legame con la verità e la bontà, quando diventa totalmente autonoma, il bene perde la sua forza di attrazione e diventa semplicemente una questione di scelta, una possibilità fra le altre. Non ci occupiamo qui dell'esito morale di tale rivoluzione culturale, ma del suo effetto sull'arte. Un risultato di tale isolamento della bellezza dall'essere, o dalla verità, è un fenomeno descritto dal filosofo italiano Remo Bodei come "apoteosi del brutto".

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  • Una risposta teologica ....
  • La Bellezza e il Sacro ....
  • L'Incarnazione e l'Immagine ....
  • Nuova speranza ....






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