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lunes, 23 de septiembre de 2013

Il non credente è salvo se, come dice San Paolo e come ribadisce Papa Francesco, segue la sua coscienza. Ma di quale delle due versioni di coscienza si tratta?

L’assoluto e la coscienza nella lettera di 
Papa Francesco a Eugenio Scalfari. 
Alcune osservazioni.

di Stefano Fontana

Per visionare il testo della lettera clicca qui

La lettera che Papa Francesco ha inviato ad Eugenio Scalfari e che è stata pubblicata su “la Repubblica” dell’11 settembre scorso, contiene due affermazioni su cui si sono esercitate le interpretazioni. Una riguarda l’assolutezza della verità e la seconda la coscienza. Secondo alcune di queste interpretazioni il Papa avrebbe detto due novità teologiche rispetto alla tradizionale dottrina delle fede. Ossia avrebbe detto che la verità non è assoluta e avrebbe aderito alla tesi secondo cui la salvezza consiste nel seguire la propria coscienza. Molti hanno visto in queste frasi una riforma della visione della Chiesa su questi problemi, primo fra tutti lo stesso giornale che ha pubblicato la lettera.

Anche quando il Papa parla in forme meno ufficiali – anzi, in questi casi a maggior ragione -, come può accadere in una intervista oppure in una lettera, il suo dire va sempre letto alla luce dell’insieme delle verità rivelate e dentro la totalità della dottrina cattolica, anche se in quell’occasione il Papa non ha potuto esporla per intero. Esaminiamo brevemente i due punti, per comprendere quanto Papa Francesco ci ha voluto dire.

La questione della verità “assoluta” .....

La questione della coscienza .....

Il non credente è salvo se, come dice San Paolo e come ribadisce Papa Francesco, segue la sua coscienza. Ma di quale delle due versioni di coscienza si tratta?


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