Nota di Comunione e Liberazione - sulla situazione politica
e in vista delle prossime scadenze elettorali
I mezzi di informazione continuano a chiamare in causa il nome di Comunione e Liberazione a proposito delle vicende politiche, paventando divisioni e contrasti all’interno del movimento sulle scelte elettorali dei prossimi mesi.
Per prima cosa, desideriamo ribadire quanto è da sempre nella natura di CL, ma che in questo momento è particolarmente evidente: l’unità del movimento non è una omologazione politica, tanto meno si identifica con uno schieramento partitico, ma è legata all’esperienza originale di CL (e in questo senso viene prima di qualunque opinione o calcolo pur legittimo): un aiuto a vivere e a testimoniare la fede come pertinente alle esigenze della vita. È con tale esperienza che ogni aderente al movimento ha la possibilità di paragonarsi, qualunque sia il suo posto nella società.
In secondo luogo, alla luce di questa preoccupazione fondamentale, l’impegno politico in senso stretto riguarda la persona e non CL in quanto tale. Per parte sua, il movimento guarda con simpatia chi, tra i suoi aderenti, decide di assumersi il rischio di un tentativo politico; e si augura che dall’educazione ricevuta, e in continuità col magistero ecclesiale, tragga continuamente i criteri ideali per impegnarsi in favore del bene comune, della libertà della Chiesa e del benessere anche materiale del Paese, assicurando con la propria presenza nelle istituzioni le condizioni di una reale democrazia, cioè una libertà espressiva e associativa delle persone e delle formazioni sociali. Si attuerebbe così l’auspicio di Benedetto XVI: «I cristiani non cercano l’egemonia politica o culturale, ma, ovunque si impegnano, sono mossi dalla certezza che Cristo è la pietra angolare di ogni costruzione umana. […] Il contributo dei cristiani è decisivo solo se l’intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà, chiave di giudizio e di trasformazione» (21 maggio 2010).
Per prima cosa, desideriamo ribadire quanto è da sempre nella natura di CL, ma che in questo momento è particolarmente evidente: l’unità del movimento non è una omologazione politica, tanto meno si identifica con uno schieramento partitico, ma è legata all’esperienza originale di CL (e in questo senso viene prima di qualunque opinione o calcolo pur legittimo): un aiuto a vivere e a testimoniare la fede come pertinente alle esigenze della vita. È con tale esperienza che ogni aderente al movimento ha la possibilità di paragonarsi, qualunque sia il suo posto nella società.
In secondo luogo, alla luce di questa preoccupazione fondamentale, l’impegno politico in senso stretto riguarda la persona e non CL in quanto tale. Per parte sua, il movimento guarda con simpatia chi, tra i suoi aderenti, decide di assumersi il rischio di un tentativo politico; e si augura che dall’educazione ricevuta, e in continuità col magistero ecclesiale, tragga continuamente i criteri ideali per impegnarsi in favore del bene comune, della libertà della Chiesa e del benessere anche materiale del Paese, assicurando con la propria presenza nelle istituzioni le condizioni di una reale democrazia, cioè una libertà espressiva e associativa delle persone e delle formazioni sociali. Si attuerebbe così l’auspicio di Benedetto XVI: «I cristiani non cercano l’egemonia politica o culturale, ma, ovunque si impegnano, sono mossi dalla certezza che Cristo è la pietra angolare di ogni costruzione umana. […] Il contributo dei cristiani è decisivo solo se l’intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà, chiave di giudizio e di trasformazione» (21 maggio 2010).
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