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martes, 25 de febrero de 2014

Se le donne si rendessero conto che è l’aborto che fa male e non la gravidanza portata a termine la quale è, anzi, protettiva della salute, smetterebbero di ricorrervi e l’industria dell’aborto andrebbe incontro al fallimento


Nell’aborto, “diritto” fa rima con “profitto”


di Lorenza Perfori 


Il sito internet www.uccronline.it ha dedicato all’industria dell’aborto un ampio articolo[1]. La vera base d’appoggio dell’aborto – si legge nell’introduzione – non è il “diritto di scelta” e nemmeno la “salute della donna”. Queste due false motivazioni sono usate per nascondere la vera questione, e cioè che dietro all’aborto si cela un’enorme industria miliardaria, a cui attingono politici e le maggiori istituzioni scientifiche.

Detto in altre parole, ciò che realmente interessa è l’aspetto economico, adeguatamente mascherato da promozione dei diritti della donna; infatti, coloro che difendono e promuovono l’aborto (in particolare vari enti di ricerca scientifica), sono generalmente gli stessi che ne traggono immensi profitti economici. Si vede, in sostanza, come ci sia una stretta sinergia tra lobby ideologiche e lobby economiche, così stretta che le due arrivino spesso a fondersi (e non solo nel campo dell’aborto) in un’unica entità.

Per capire quale sia il giro d’affari generato dall’industria dell’aborto negli USA, si possono considerare i dati riportati dall’Alan Guttmacher Institute (AGI), il ramo di ricerca della Planned Parenthood (PP), l’ente abortista più grande del mondo. Nel 2005, negli Stati Uniti, sono stati praticati 1.210.000 aborti, l’88% dei quali (1.064.800) è stato eseguito nel primo trimestre di gravidanza.

Moltiplicando questi aborti per 413 dollari (il costo medio per l’Ivg nel primo trimestre), si ottiene un’entrata di circa 440 milioni di dollari. A questa cifra si deve aggiungere l’incasso degli aborti al secondo e terzo trimestre di gravidanza (circa 145mila) che, secondo le stime del Women’s Medical Center, hanno un costo che si aggira sui 3mila dollari, poiché più la gravidanza è avanzata più è elevato il costo dell’aborto. Gli aborti tardivi hanno fatto incassare alle 1.787 cliniche abortive americane, circa 435 milioni di dollari, che sommati all’incasso per gli aborti del primo trimestre portano l’introito del 2005 a 890 milioni di dollari.

Ma non è ancora tutto, a questa cifra si devono aggiungere anche i contributi pubblici ricevuti dalla PP (soldi presi dalle tasse pagate dai contribuenti) che, nell’esercizio considerato, sono ammontati a 337 milioni di dollari, portando così le entrate complessive per gli aborti legali eseguiti nel 2005, ben oltre il miliardo di dollari!


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