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lunes, 5 de octubre de 2015

Una strategia che mira a usare del Sinodo sulla famiglia per far fare un decisivo balzo in avanti al progetto della lobby gay all’interno della Chiesa


Un'unica regia per un Sinodo gay-friendly

di Riccardo Cascioli


Si sbaglierebbe di grosso chi pensasse che sia un semplice episodio il caso di monsignor Krzysztof Charamsa, l'ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede che ha rivelato la sua omosessualità e presentato il suo compagno: il caso estremo di un teologo di Curia frustrato che approfitta del Sinodo per liberarsi del peso della sua doppia vita e cercare di influenzare a sua vantaggio il Sinodo sulla famiglia appena iniziato; e tanto che c’è farsi un po’ di pubblicità in vista dell’uscita annunciata di un libro da lui scritto per raccontare la sua storia. In questo caso sarebbe un fatto grave sì, ma in fondo un fatto isolato dalle conseguenze limitate.

Troppi elementi fanno invece ritenere che si tratti solo dell’ultimo episodio di una strategia che viene da lontano e che mira a usare del Sinodo sulla famiglia per far fare un decisivo balzo in avanti al progetto della lobby gay all’interno della Chiesa, che noi denunciamo ormai da anni (clicca qui per un esempio). L’obiettivo in realtà era già stato smascherato da un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede esattamente 29 anni fa, la Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali (nn. 8 e 9) in cui si afferma che c’è una lobby all’interno della Chiesa, collegata alla più ampia lobby gay nel mondo, che ha l’obiettivo di sovvertire l’insegnamento della Chiesa, in primis portarla «ad accettare la condizione omosessuale come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali». Firmato: cardinale Joseph Ratzinger.

Allora poteva sembrare fantascienza, oggi vediamo che tale strategia si sta realizzando in modo stupefacente, dopo che per tanti anni c’è stato un discreto quanto sistematico lavoro di infiltrazione fino ai più alti livelli della Santa Sede, ma anche delle Chiese nazionali, Italia in testa.

Il doppio Sinodo sulla famiglia è stata l’occasione per venire sempre più allo scoperto. Molti padri sinodali hanno ad esempio lamentato che nella relazione finale del Sinodo dell’ottobre 2014 fosse entrato un paragrafo sulle unioni omosessuali di cui non si era affatto discusso in aula (e del resto è un Sinodo sulla famiglia, perché si dovrebbe parlare delle persone con tendenze omosessuali?): una forzatura evidente, di cui fu accusata la segreteria del Sinodo. In questi mesi la questione gay all’interno della Chiesa – con l’appoggio dei giornaloni laicisti - è stata riproposta in diverse occasioni, ma ha toccato il culmine nell’ultima settimana. Prima l’intervista del cardinale Walter Kasper al Corriere della Sera, in cui ha fatto anche la strabiliante affermazione che «gay si nasce»; quindi il noto attivista gay chiamato a svolgere il ministero di lettore per la messa del Papa a New York; poi il grande mistero dell’incontro del Papa a Washington con Kim Davis e Yayo Grassi.


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