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lunes, 5 de octubre de 2015
Perché noi occidentali siamo soli e disperati davanti ai musulmani.
Cristo è morto, l’islam no
Intervista a Pierre Manent di Marina Valensise
Parte da lontano Pierre Manent, una delle ultime teste pensanti d’Europa, autore di un saggio, “Situation de la France”, che esce oggi da Desclée de Brouwer (190 pp., 15,90 euro) e offre una disamina senza pregiudizi del rapporto con l’islam e della necessità di trattarlo con coraggio. Al centro delle polemiche, il libro gli è già valsa da parte dei laici indignati l’accusa di abbandonare la Francia e l’Europa al jihad e di proporre ricette irrealistiche. Liberale, cattolico per scelta, essendo nato in una famiglia di comunisti, filosofo della politica, autore di saggi importanti sul liberalismo, su Machiavelli e Montesquieu e Adam Smith, Manent denuncia il lassismo e la stanchezza morale dell’Europa di fronte alla minaccia dello Stato islamico. Parla senza giri di parole di guerra aperta sul fronte esterno e sul fronte interno. Ne scrive in modo limpido, argomentando con pacata energia, e invoca la prudenza aristotelica, la phronesis, che da esperto studioso di Aristotele e Leo Strauss reputa una delle qualità più indispensabili a noi moderni, dilaniati come siamo tra la pressione inattesa di un mondo che crede nell’ordine della legge divina e le nostre pusille aspirazioni a salvaguardare il solo interesse materiale, estendendo oltre ogni limite i diritti dell’individuo sovrano.
E’ questo infatti il nodo del libro. Punto di partenza di Manent è l’incompatibilità insanabile tra due schemi di pensiero che generano due opposti stili di vita. “La mia idea è semplice”, spiega l’autore al Foglio. “Una comunità come l’islam prende forma in virtù di alcuni costumi che intendono obbedire alla legge di Dio, dunque non può dissolversi nei suoi elementi costitutivi in una serie di individui titolari di diritti inalienabili, come vorrebbe l’ideologia democratica. Per trent’anni abbiamo vissuto sul presupposto errato che i musulmani entrano a far parte della società francese e diventano ipso facto titolari di diritti, fra i quali la libertà di credere nella religione di Maometto. Ma in realtà i musulmani non sono passibili di diventare individui atomizzati. L’islam ha una sua consistenza collettiva, indissolubile nella società dei diritti dell’uomo. E, d’altra parte, nemmeno l’Europa è una pianura dei diritti dell’uomo, dove alcuni agenti garantiscono il rispetto dei diritti individuali. Al contrario, noi europei siamo una forma di vita umana, con le sue componenti specifiche. Il problema dunque non è solo di assicurare i diritti di tutti, ma di inserire pacificamente la forma di vita musulmana, certamente circoscritta, con alcune riserve, escludendo certi aspetti e vietandone altri, in uno spazio sociale pieno, dal volto umano e morale”.
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