Solo la proposta cristiana integrale risponde alla sfida post-moderna
di Carlo Caffarra*
Pubblichiamo l'intervento che il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, ha svolto al Convegno internazionale "Permanere nella verità di Cristo", co-organizzato da La Nuova Bussola Quotidiana, lo scorso 30 settembre all'Angelicum di Roma (clicca qui e qui per i video)
Desidero fare alcune riflessioni di carattere teologico-morale, ispiratemi dall’Instrumentum laboris per la XIV Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
1. LA POST-MODERNITA' SFIDA LA CHIESA
Parto da una domanda: qual è la principale sfida che oggi il mondo occidentale lancia alla Chiesa cattolica riguardo al matrimonio e alla famiglia? Mi sembra di poterla esprimere nei seguenti termini: il matrimonio e la famiglia sono costruzioni puramente convenzionali, delle quali si può anche fare senza.
Questa sfida è il risultato di un lungo processo di de-costruzione, alla fine del quale troviamo ancora tutti i pezzi dell’edificio, ma senza l’edificio. Mi spiego. Se voglio distruggere un edificio, ho due modi di farlo: metto una mina; lo smonto pezzo per pezzo. La via seguita per il matrimonio è stata la seconda. Abbiamo tutte le categorie che lo definiscono [paternità-maternità; bi-morfismo sessuale…], ma esse sono usate per costruire matrimoni e famiglie, le quali sono alternative alla concezione cattolica dei medesimi.
Il sedicente matrimonio omosessuale è l’espressione più chiara della sfida di cui sto parlando, avendo esso preso forma istituzionale [cfr. sentenza della Suprema Corte Federale USA del 26 giugno u.s.]. E’ come se il mondo occidentale sfidasse la Chiesa dicendole: “vedi? Ho costruito un matrimonio che non ha nulla in comune col «tuo» matrimonio”.
Altre sfide erano state rivolte alla Chiesa. Per esempio, l’impraticabilità della proposta cristiana del matrimonio; la secolarizzazione del medesimo colla introduzione negli ordinamenti civili del matrimonio civile, il quale è ben diverso dal matrimonio naturale. Ma una sfida così radicale non le era mai stata rivolta.
E’ assolutamente necessario quindi che i pastori si interroghino sulle cause di questo evento epocale. Non è questo il momento di fare da parte mia un’analisi accurata del processo causale, che ha portato la cultura Occidentale a questo traguardo. E’ di un processo che si tratta, non di singoli fatti slegati fra loro. Vorrei però presentarvi un’ipotesi circa il fatto spirituale che ha dato origine al processo: la persona umana ha rotto il rapporto, il contatto col «Principio», la «Origene».
La parabola del figlio prodigo ci aiuta a capire. Egli lascia la casa paterna, e si ritrova progressivamente in una condizione opposta a quella goduta prima di rompere la relazione col padre: rubare il cibo ai porci. E’ la più chiara narrazione di ciò che ho chiamato “la rottura del rapporto coll’Origene, col Principio”. Quando Gesù venne interrogato sulle cause che legittimano il divorzio, Egli rimanda gli interroganti al Principio. A guardare quale matrimonio è nel pensiero di Dio creatore, ed inscritto nella natura della persona umana.
Staccandosi dall’Origene, l’uomo e la donna si sono trovati di fronte al matrimonio, ma incapaci di vedervi una verità e una bontà donate, e non suddite della loro libertà. La conseguenza logica di questa incapacità, è stato pensare che l’istituzione del matrimonio poteva essere “manipolata” secondo la propria misura. Mi spiego.
Nella S. Scrittura si parla almeno tre volte del “principio”. All’inizio del sacro Libro: “In principio Dio creò il cielo e la terra” [Gen 1, 1]. Esiste poi una pagina stupenda del Libro dei Proverbi dove si dice [è la Sapienza che parla]: “il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d’allora. Dall’eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra” [8, 22-23]. Il quarto vangelo inizia poi nel modo seguente: “In principio era il Verbo”.
Dal confronto di questi tre testi noi giungiamo ad una conclusione: tutto ciò che esiste possiede una sua intrinseca intellegibilità essendo stato misurato sul Verbo che è la Sapienza. Ora ciò che costituisce l’originalità dell’uomo, la sua preziosità unica nell’universo dell’essere, è che egli è partecipe della Luce del Verbo. La partecipazione alla luce divina del Verbo è chiamata dai Padri la mente, l’intelletto [che non è la ragione], la scintilla di Dio nell’uomo. Questi è radicato nella sua dimora, nella patria della sua identità attraverso la partecipazione alla Luce del Verbo. Non c’è dunque nell’uomo qualcosa di più prezioso del suo intelletto.
Staccandosi da questo rapporto originario ed originante col Verbo, non può più esistere una verità che non sia riducibile alle opinioni e prospettive individuali, le quali non possono più essere giudicate da un qualche criterio comune. Nietzsche ha visto chiaramente che negato Dio, il concetto di verità diventa obsoleto. Il concetto di una verità del matrimonio; la distinzione tra matrimonio vero [fra l’uomo e la donna] e matrimonio falso [quello omosessuale], diventa impensabile.
Il distacco dalla Origine, dal Principio è la “menzogna primordiale” [St. Grygiel], dalla quale scaturisce la menzogna sul matrimonio e la famiglia, che impedisce di vedere la loro verità e bontà propria.
Concludo questo primo punto della mia riflessione. Sono partito da una domanda: su che cosa la Chiesa oggi è sfidata nell’ambito del matrimonio e della famiglia? La mia risposta è stata: è sfidata dal fatto che l’uomo ha prodotto alternative radicali alla proposta matrimoniale-famigliare fatta dalla Chiesa, perché si è staccato dal Principio [abiit in regionem longiquam: Lc 15, 13]. Un distacco che ho chiamato menzogna primordiale, perché impedisce di distinguere la vera coniugalità dalla falsa coniugalità, la vera paternità/maternità dalla falsa paternità/maternità.
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Leggi tutto: www.lanuovabq.it
Pubblichiamo l'intervento che il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, ha svolto al Convegno internazionale "Permanere nella verità di Cristo", co-organizzato da La Nuova Bussola Quotidiana, lo scorso 30 settembre all'Angelicum di Roma (clicca qui e qui per i video)
Desidero fare alcune riflessioni di carattere teologico-morale, ispiratemi dall’Instrumentum laboris per la XIV Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.
1. LA POST-MODERNITA' SFIDA LA CHIESA
Parto da una domanda: qual è la principale sfida che oggi il mondo occidentale lancia alla Chiesa cattolica riguardo al matrimonio e alla famiglia? Mi sembra di poterla esprimere nei seguenti termini: il matrimonio e la famiglia sono costruzioni puramente convenzionali, delle quali si può anche fare senza.
Questa sfida è il risultato di un lungo processo di de-costruzione, alla fine del quale troviamo ancora tutti i pezzi dell’edificio, ma senza l’edificio. Mi spiego. Se voglio distruggere un edificio, ho due modi di farlo: metto una mina; lo smonto pezzo per pezzo. La via seguita per il matrimonio è stata la seconda. Abbiamo tutte le categorie che lo definiscono [paternità-maternità; bi-morfismo sessuale…], ma esse sono usate per costruire matrimoni e famiglie, le quali sono alternative alla concezione cattolica dei medesimi.
Il sedicente matrimonio omosessuale è l’espressione più chiara della sfida di cui sto parlando, avendo esso preso forma istituzionale [cfr. sentenza della Suprema Corte Federale USA del 26 giugno u.s.]. E’ come se il mondo occidentale sfidasse la Chiesa dicendole: “vedi? Ho costruito un matrimonio che non ha nulla in comune col «tuo» matrimonio”.
Altre sfide erano state rivolte alla Chiesa. Per esempio, l’impraticabilità della proposta cristiana del matrimonio; la secolarizzazione del medesimo colla introduzione negli ordinamenti civili del matrimonio civile, il quale è ben diverso dal matrimonio naturale. Ma una sfida così radicale non le era mai stata rivolta.
E’ assolutamente necessario quindi che i pastori si interroghino sulle cause di questo evento epocale. Non è questo il momento di fare da parte mia un’analisi accurata del processo causale, che ha portato la cultura Occidentale a questo traguardo. E’ di un processo che si tratta, non di singoli fatti slegati fra loro. Vorrei però presentarvi un’ipotesi circa il fatto spirituale che ha dato origine al processo: la persona umana ha rotto il rapporto, il contatto col «Principio», la «Origene».
La parabola del figlio prodigo ci aiuta a capire. Egli lascia la casa paterna, e si ritrova progressivamente in una condizione opposta a quella goduta prima di rompere la relazione col padre: rubare il cibo ai porci. E’ la più chiara narrazione di ciò che ho chiamato “la rottura del rapporto coll’Origene, col Principio”. Quando Gesù venne interrogato sulle cause che legittimano il divorzio, Egli rimanda gli interroganti al Principio. A guardare quale matrimonio è nel pensiero di Dio creatore, ed inscritto nella natura della persona umana.
Staccandosi dall’Origene, l’uomo e la donna si sono trovati di fronte al matrimonio, ma incapaci di vedervi una verità e una bontà donate, e non suddite della loro libertà. La conseguenza logica di questa incapacità, è stato pensare che l’istituzione del matrimonio poteva essere “manipolata” secondo la propria misura. Mi spiego.
Nella S. Scrittura si parla almeno tre volte del “principio”. All’inizio del sacro Libro: “In principio Dio creò il cielo e la terra” [Gen 1, 1]. Esiste poi una pagina stupenda del Libro dei Proverbi dove si dice [è la Sapienza che parla]: “il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d’allora. Dall’eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra” [8, 22-23]. Il quarto vangelo inizia poi nel modo seguente: “In principio era il Verbo”.
Dal confronto di questi tre testi noi giungiamo ad una conclusione: tutto ciò che esiste possiede una sua intrinseca intellegibilità essendo stato misurato sul Verbo che è la Sapienza. Ora ciò che costituisce l’originalità dell’uomo, la sua preziosità unica nell’universo dell’essere, è che egli è partecipe della Luce del Verbo. La partecipazione alla luce divina del Verbo è chiamata dai Padri la mente, l’intelletto [che non è la ragione], la scintilla di Dio nell’uomo. Questi è radicato nella sua dimora, nella patria della sua identità attraverso la partecipazione alla Luce del Verbo. Non c’è dunque nell’uomo qualcosa di più prezioso del suo intelletto.
Staccandosi da questo rapporto originario ed originante col Verbo, non può più esistere una verità che non sia riducibile alle opinioni e prospettive individuali, le quali non possono più essere giudicate da un qualche criterio comune. Nietzsche ha visto chiaramente che negato Dio, il concetto di verità diventa obsoleto. Il concetto di una verità del matrimonio; la distinzione tra matrimonio vero [fra l’uomo e la donna] e matrimonio falso [quello omosessuale], diventa impensabile.
Il distacco dalla Origine, dal Principio è la “menzogna primordiale” [St. Grygiel], dalla quale scaturisce la menzogna sul matrimonio e la famiglia, che impedisce di vedere la loro verità e bontà propria.
Concludo questo primo punto della mia riflessione. Sono partito da una domanda: su che cosa la Chiesa oggi è sfidata nell’ambito del matrimonio e della famiglia? La mia risposta è stata: è sfidata dal fatto che l’uomo ha prodotto alternative radicali alla proposta matrimoniale-famigliare fatta dalla Chiesa, perché si è staccato dal Principio [abiit in regionem longiquam: Lc 15, 13]. Un distacco che ho chiamato menzogna primordiale, perché impedisce di distinguere la vera coniugalità dalla falsa coniugalità, la vera paternità/maternità dalla falsa paternità/maternità.
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