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miércoles, 9 de septiembre de 2015

La coppia lesbica voleva il bianco donatore ....


Razzisti da provetta Lesbiche risarcite per la figlia nera


di Tommaso Scandroglio


Il vecchio e buon rapporto sessuale, tra gli altri pregi, ha anche quello di farti sapere in anticipo di che colore avrà la pelle tuo figlio. Ma quando di mezzo ci si mette la tecnologia questa certezza antica come il mondo evapora. E’ quello che è accaduto a Jennifer Cramblett e Amanda Zinkon, coppia lesbica dell’Ohio.

Quattro anni fa queste due signore si recano presso la Midwest Sperm Bank per trovare il semino giusto per avere un figlio bianco che più bianco non si può. Perché, così spiegano, loro vivono in una zona molto razzista ed avere un figlio di colore potrebbe essere problematico. Ma ecco che ad infrangere i loro sogni di razza caucasica interviene un maldestro tecnico di laboratorio che a posto di un otto scrive un tre. La coppia voleva il bianco donatore numero 380 ma la dea bendata della fecondazione artificiale ha estratto dall’archivio della banca del seme un numero diverso, il 330 che corrisponde ad un donatore afro-americano.

Jennifer in lacrime racconta alla televisione il suo dramma: «Amiamo nostra figlia [che ha ormai tre anni], non faremmo mai cambio con nessuno ma per noi è diventata una situazione di forte stress, e dolore». Insomma il detto “Ogni scarrafone è bello a mamma soja” non vale più da quando c’è la provetta per avere figli. La coppia dunque ama così tanto la piccola che ha deciso di fare causa alla banca del seme chiedendo 50mila dollari di risarcimento. Povera calimero, che agli occhi della madre biologica e della vice mamma lesbica vale solo qualche cucuzza. Lei che è solo un “danno” da risarcire perché nera.

«Tagliare i capelli a mia figlia è uno stress – si legge nella querela - perché per un taglio decente devo andare in un quartiere nero, lontano da dove vivo, dove almeno in apparenza non siamo i benvenuti». Un curioso caso di razzismo: la madre biologica ripudia la figlia perché di colore. Poteva accadere solo laddove l’uomo mette mano alle leggi di natura. Caso di razzismo curioso anche perché viene da una persona che appartiene ad una comunità, quella omosessuale, avvezza spessissimo a brandire il principio di non discriminazione come una clava. Non accettare qualcuno a motivo di una sua diversità è cosa blasfema, ancor più se viene da una lesbica e ancor più quando il soggetto rifiutato è sangue del proprio sangue. Bene dunque amare le differenze sessuali, ma non quelle che hanno la pelle nera.


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