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sábado, 12 de septiembre de 2015

L’appello dei 50 moralisti è sicuramente da leggere tutto e meditare perché chiarisce anche il livello dello scontro che si prepara al Sinodo.


«Vogliono cancellare la Humanae Vitae» La rivolta dei "moralisti" contro Kasper e compagni


di Riccardo Cascioli

L’accusa è pesante: il paragrafo 137 dell’Instrumentum Laboris, ovvero il documento base per la discussione al prossimo Sinodo sulla Famiglia (4-25 ottobre) distorce gravemente il significato dell’enciclica di Paolo VI Humanae Vitae e fa fuori il senso stesso della morale cattolica. Non è cosa di poco conto perché «le inadeguatezze e le distorsioni contenute nell’Instrumentum laboris rischiano di avere conseguenze devastanti per i fedeli, che hanno diritto di conoscere la verità del depositum fidei. Infatti, se sarà avallato dal Sinodo, il paragrafo 137 seminerà confusione fra i fedeli».

Ad affermarlo è un documento – che presentiamo nella traduzione italiana (clicca qui) – redatto dai professori David S. Crawford (Istituto Pontificio Giovanni Paolo II di Washington) e Stephan Kampowski (Istituto Giovanni Paolo II di Roma) e sottoscritto da una cinquantina di teologi e filosofi cattolici di tutto il mondo esperti di morale (clicca qui per le firme). Si tratta di un appello ai padri sinodali perché correggano quel paragrafo 137 che costituisce un grave pericolo per l’insegnamento della Chiesa. Anzi «Il paragrafo 137 dovrebbe essere pertanto soppresso e sostituito da un paragrafo che parli della coscienza in modo più preciso, che celebri la saggezza e la bellezza della Humanae Vitae e che aiuti i coniugi a comprendere che le grazie sono a loro disposizione per vivere il piano di Dio riguardo al dono della sessualità».

Di cosa si tratta? In sostanza l’Instrumentum Laboris nell’affrontare il tema del discernimento morale mette l’un contro l’altro la coscienza ben formata dei coniugi con la norma morale oggettiva, proponendo di trovare un punto di equilibrio magari aiutati da un padre spirituale. È la negazione dell’enciclica Humanae Vitae (1968) di Paolo VI, pur furbescamente richiamata in modo elogiativo, della Veritatis Splendor (1993) di Giovanni Paolo II, e più in generale di tutta la morale cattolica.

In pratica l’Instrumentum Laboris - formato dai contributi provenienti dalle Chiese di tutto il mondo ma redatto dalla segreteria del Sinodo, guidata dal cardinale Lorenzo Baldisseri e da monsignor Bruno Forte – lascia intendere che le norme morali della Chiesa non corrispondano alla verità dell’uomo, dato che Dio può parlare alla coscienza del singolo suggerendo comportamenti diversi da quelli prescritti dalle norme morali oggettive. Insomma è come se di fronte a una norma che condanna l’adulterio senza se e senza ma, Dio potesse suggerire alla coscienza di qualche persona che in fondo in fondo, a certe condizioni, l’adulterio è anche accettabile. Dopodiché bisogna trovare un punto di equilibrio ricorrendo a un terzo (la guida spirituale) che però lui stesso deciderebbe arbitrariamente non avendo una norma oggettiva cui fare riferimento.

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