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sábado, 26 de septiembre de 2015

La più grande moschea d’Europa è stata inaugurata il 23 settembre


Ragioni politiche dietro la nuova moschea di Mosca

di Stefano Magni

La più grande moschea d’Europa è stata inaugurata il 23 settembre a Mosca. Può sembrare strano che sia a Mosca, la capitale di un paese che è associato solo alla religione ortodossa russa, per di più governato da un presidente che non ha affatto posizioni tenere con l’islam politico. Ma, come sempre, la realtà è un po’ più complessa di quel che appare.

Prima di tutto, un po’ di dati. Non è la prima, bensì l’ottava moschea nella capitale russa. Ce ne sono altre sette sunnite e una sciita, per una popolazione musulmana che conta 1,5 milioni (secondo alcune stime, fino a 2 milioni) di moscoviti, su un totale di 12,5 milioni di abitanti. Mosca, molto più che Londra, Parigi, Oslo e Bruxelles, è la capitale con la più vasta presenza musulmana in tutta Europa. Il nuovo edificio di culto, occupa 19mila metri quadrati e può ospitare fino a 10mila fedeli. L'edificio è alto come un palazzo di sei piani ed è costruito con granito bianco e verde proveniente dal Canada e marmo dalla Turchia. La cupola dorata ha un diametro di 46 metri ed è più alta della cupola di San Pietro. Il costo della costruzione è di 170 milioni di dollari, tutti frutto di donazioni.

In tutta la Federazione Russa sono presenti 14,5 milioni di cittadini musulmani (censimento del 2005), dunque il 15% del totale. Se a questi si aggiungono gli immigrati dai Paesi dell’Asia Centrale, si arriva ad una popolazione islamica di 20 milioni di abitanti (secondo le stime della Chiesa ortodossa). Le etnie tradizionalmente musulmane sono concentrate soprattutto nel Caucaso settentrionale (circassi, balcari, ceceni, ingusci, kabardini, karachay e daghestani) e lungo il Volga (tatari e bashkiri). A questa popolazione va aggiunta anche la massa di immigrati provenienti soprattutto dalle nazioni più povere dell’Asia Centrale, su cui non esistono statistiche dettagliate, aggiornate e affidabili, ma che è misurabile nell’ordine dei milioni: Uzbekistan (3 milioni di emigranti, soprattutto in Russia, stimati nel periodo 2004-2008), Kirghizistan (800mila nello stesso periodo) e Tajikistan (1,5 milioni). Come avviene in tutta Europa, la popolazione musulmana ha i più alti tassi di fertilità nel paese, dunque peserà in modo sempre maggiore nella società russa dell’immediato futuro. L’islam è già una delle quattro religioni riconosciute dallo Stato e insegnata nelle scuole della Federazione, assieme al cristianesimo ortodosso, al buddismo e all’ebraismo.

La costruzione della moschea di Mosca è dunque un atto politico volto a far fronte a questa prospettiva: una Russia sempre più musulmana. E non esente dalla penetrazione ideologica dell’islam radicale, che fa proseliti dai tempi della prima Guerra Cecena (1993-1996), ma soprattutto in questi ultimi anni, da quando è nato lo Stato Islamico. Presiedendo la cerimonia di inaugurazione della grande moschea di Mosca, Putin ha lanciato una dura invettiva contro gli islamici radicali dell’Isis, che “compromettono la religione mondiale dell'islam” e fondano la loro dottrina “sulle sole menzogne”. Al fianco del presidente russo c’erano, oltre al Gran Muftì della Russia, anche due figure di spicco del mondo politico musulmano. C’era il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, la cui politica nei confronti dell’Isis è quantomeno ambigua. E c’era anche il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen, quasi un contraltare alla recente e pubblicizzatissima visita di Benjamin Netanyahu a Mosca.

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