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sábado, 12 de septiembre de 2015

L'atteggiamento pastorally correct: "non è peccato se non lo senti un peccato" (“non est peccatum nisi contra conscientiam”, scriveva Pietro Abelardo nel XII secolo)


Kasper e il federalismo contraccettivo


di Renzo Puccetti


Caro direttore,

Ti scrivo di getto dopo avere letto l'articolo riguardo le dichiarazioni del cardinale Kasper nella sessione della Bussola provvidenzialmente dedicata ad informarci su tutto quanto ruota attorno al Sinodo sulla famiglia (clicca qui). Il porporato tedesco ha dichiarato che è in atto uno scisma pratico nella Chiesa che riguarda la dottrina sulla contraccezione di cui egli auspica si parli durante i lavori di ottobre.

Ora, come sai, è questa una tematica di cui mi sono occupato a fondo e ti confesso che trovo strabiliante che Kasper si accorga ora di un fenomeno che è cominciato già agli inizi degli anni '60, che è andato via via aumentando nel periodo conciliare, è poi esploso come aperta contestazione all'enciclica Humanae vitae di Papa Paolo VI ed è proseguito sotto i pontificati di San Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI sotto forma di rimozione silenziosa e pervasiva della dottrina attuata dagli episcopati e dai presbiteri (con lodevolissime, ma sparute eccezioni). E mi pare ancora più sconcertante che non gli venga il dubbio che lo scisma che descrive possa avere a che fare con quei documenti pastorali che i suoi predecessori elaborarono insieme ai colleghi di Austria, Olanda, Belgio, Francia, Canada, per affossare il coraggioso documento di Papa Montini.

Il punto dottrinale che costituisce la pietra d'inciampo è questo: il matrimonio è sacramento, cioè segno efficace dell'azione di Dio che unisce le persone di un uomo e una donna in una comunione di vita esclusiva e irrevocabile. Segno coerente di questa comunione personale è l'atto coniugale, da compiersi soltanto dopo e nell'unione matrimoniale, da conservarsi sempre unitivo attraverso l'apertura alla vita. Considerare lecita la deconnessione dei significati unitivo e procreativo dell'atto coniugale ha una serie di conseguenze: la liceità della fecondazione artificiale (se ci può essere sesso senza procreazione, perché non potrebbe esserci procreazione senza sesso?), l'utero in affitto (perché non la gestazione senza la procreazione?), gli atti omosessuali (perché limitare il sesso non procreativo alla complementarità di uomo e donna?), adulterio (se nell'atto coniugale si può escludere la fecondità, perché non si potrebbe rimuovere l'esclusività?) e aborto (se posso impedire la vita prima, perché non farlo anche subito dopo?).

Dal momento che tutte queste azioni sono state dichiarate un peccato dalla Chiesa sin dagli albori ed oggi invece, per logica interna ci si troverebbe costretti a dichiararle lecite, allora vuole dire che quell'insegnamento andava bene per ieri, ma non per oggi, oppure che addirittura non andava mai bene, perché la Chiesa si sbagliava, mentre i primi ad accorgersi dell'errore sono stati gli anglicani con i luterani subito dietro. Dunque, quando la Chiesa dichiara oggi un determinato comportamento un male potrebbe essere ancora una volta nell'errore e chi lo commette, lungi dall’essere un peccatore, potrebbe rivelarsi un antesignano, se non un profeta. E perché le cose non potrebbero cambiare in futuro anche su ciò che riguarda la teologia dogmatica, o sacramentale? Perché non potremmo negare la transustanziazione?

Che differenza ci sarebbe tra una Chiesa del genere e il Partito Comunista descritto da Giovannino Guareschi: "Contrordine compagni!"? La soluzione presentata dall'eminente porporato teutonico è lasciare fare alle conferenze episcopali, istituzione che non pare possa vantare fondamento teologico. Per la guerra delle lenzuola si prospetta dunque come soluzione la riedizione della pace di Augusta: cuius regio, eius religio. Ora, pensiamo a tutti quelli che staranno in fila in attesa del giudizio eterno con il certificato di residenza in mano e che confabulano tra loro:"Questo dove lo hai fatto? In Germania? Ah, ma allora è derubricato".

"No, io sono Africano mi sa che mi sanzionano". E magari interviene quello davanti che dice: "Sì, ma se sei emigrato e sei morto in Germania, non possono contestartelo come peccato".
"Io sono italiano, dunque devo essere condannato, ma siccome sono di Mazara del Vallo, mi spetta lo sconto di pena", fa quello in fila subito dietro.

Proviamo ad immaginare il povero San Pietro, quanto lavoro di cancelleria, per non parlare poi dei ricorsi! Immaginiamo di volare verso Berlino e sentire una voce che annuncia: "Stiamo per entrare nello spazio aereo tedesco. Si avvertono i signori passeggeri cattolici che l'uso del preservativo è moralmente ammesso per ordine della conferenza episcopale germanica, si augura buona permanenza".

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Leggi tutto: www.lanuovabq.it


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