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domingo, 5 de abril de 2015

“L’avvocato di Mandela” difenderà il leader dell’opposizione a Maduro


In Venezuela il "club degli ex presidenti" si mobilita al fianco degli oppositori di Maduro

di Maurizio Stefanini 

Il primo a prendere le difese del leader dell’opposizione venezuelana, Leopoldo López, è stato Irwin Cotler, deputato liberale al Parlamento canadese, ministro della Giustizia dal 2003 al 2006 e già membro di un team internazionale di avvocati che si era mobilitato per il detenuto Nelson Mandela. In questa veste, nel 1981 era stato anche arrestato durante un viaggio in Sud Africa in cui aveva tenuto un discorso pubblico contro l’apartheid. Non solo Mandela in realtà: nel curriculum di celebri prigionieri di coscienza a favore dei quali ha lavorato ci sono anche l’argentino Jacobo Timerman, l’indonesiano Muchtar Pakpahan, l’ebreo sovietico (in seguito divenuto vice-premier di Israele) Natan Sharansky, l’egiziano Saad Eddin Ibrahim. Nel febbraio scorso, Carlos Vecchio, coordinatore del partito venezuelano Voluntad Popular cui appartiene López, finito in carcere per aver guidato manifestazioni contro il presidente Maduro, ha annunciato che “l’avvocato di Mandela” difenderà il leader dell’opposizione a Maduro.

A un anno esatto dall’arresto di López, Cotler è diventato l’avvocato anche di Antonio Ledezma: sindaco di Caracas, a sua volta messo in carcere con l’accusa di tentato golpe. Ma il collegio difensivo sta crescendo. Il 23 marzo ha annunciato che si sarebbe unito a Cotler anche Felipe González, segretario del Partito socialista operaio spagnolo fino al 1997 e primo ministro di Spagna dal 1982 al 1996. Su invito dello stesso González il 30 marzo ha accettato di aggiungersi al team anche Fernando Henrique Cardoso, sociologo, punto di riferimento della sinistra terzomondista per un famosissimo saggio del 1969 su “dipendenza e sviluppo”, esule dal regime militare del Brasile, poi senatore, fondatore del Partito della socialdemocrazia, ministro degli Esteri e delle Finanze, e dal 1995 al 2003 presidente del Brasile. E dal primo aprile è della compagnia anche Luis Alberto Lacalle, deputato del Partito nazionale uruguayano nella legislatura che nel 1973 fu interrotta dal golpe militare, poi detenuto, oppositore clandestino, senatore una volta restaurata la democrazia in Uruguay, e presidente dell’Uruguay dal 1990 al 1995.

È un vero e proprio “club degli ex-presidenti”, per parafrasare il titolo di un famoso film. Senza aver aderito formalmente al team, nel gruppo si possono mettere anche gli ex-presidenti del Messico, Felipe Calderón, del Cile, Sebastián Piñera, e della Colombia, Andrés Pastrana, che a gennaio hanno annunciato l’intenzione di andare a visitare López in carcere, per poi desistere di fronte al divieto avanzato dal governo venezuelano. Poi ci aveva provato l’ex presidente boliviano Jorge Quiroga, ma anche lui si è visto rifiutare il permesso di visitare López. E il 31 marzo un altro ex-presidente messicano, Vicente Fox, ha chiesto agli Stati Uniti e all’Organizzazione degli stati americani di intervenire sulle detenzioni degli oppositori in Venezuela, definendo il presid
un dittatore”.



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