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miércoles, 8 de abril de 2015

Come agli inizi del Cristianesimo, il sangue dei cristiani è seme di rinascita nella storia e di vittoria nell’eternità.


148 nuovi martiri nel firmamento della Chiesa


di Roberto de Mattei

Nel firmamento della Chiesa brillano le stelle di 148 nuovi martiri. I giovani cristiani vittime dell’Islam, lo scorso Giovedì santo in Kenya, non devono essere commiserati, ma invidiati, perché hanno avuto la grazia immensa del martirio. Essi sono martiri perché sono stati uccisi in quanto cristiani dai soldati di Allah.

Ciò che rende il martire tale non è la morte violenta, ma il fatto che essa sia inflitta in odio alla fede cristiana. Non è la morte che fa il martire, dice sant’Agostino, ma il fatto che la sua sofferenza e la sua morte siano ordinate alla verità. Non tutte le vittime di una persecuzione si possono dire martiri, soltanto quelle che abbiano ricevuto la morte per odio alla fede da parte degli uccisori.

I martiri del campus universitario di Garissa, si aggiungono alla innumerevole legione di testimoni della fede massacrati negli ultimi due secoli dai persecutori della Chiesa. Il primo genocidio dei tempi moderni è quello della Rivoluzione Francese. Ben 438 religiosi, religiose e semplici laici sono già venerati come beati e per altri 591 sono in corsi i processi per il riconoscimento del martirio «in odium fidei». A questo olocausto si aggiunge quello della guerra di Spagna (1936-1939), dove sono 1.512 i martiri beatificati e 11 quelli canonizzati, ma il numero delle vittime di anarchici e comunisti è di molte decine di migliaia.

Il 13 ottobre 2013 a Tarragona, in Catalogna, sono state beatificate 522 persone uccise in odio alla fede prima e durante la guerra religiosa di Spagna. Si è trattato della cerimonia con il maggior numero di Beati, 522, che ha superato quella svoltasi a Roma, in piazza San Pietro, il 27 ottobre 2007. I loro nomi si aggiungono agli innumerevoli martiri del comunismo, del laicismo e oggi dell’Islam, in tutti i paesi del mondo.

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