«UNA DECISIONE DI GRANDE IMPORTANZA
PER LA VITA DELLA CHIESA»
La Civiltà Cattolica
Quaderno N°3904 del 16/02/2013 - (Civ. Catt. I 319-424 )
La rinuncia di un Pontefice al ministero petrino è una notizia di portata storica. L’attuale Codice di Diritto Canonico la prevede con le seguenti parole: «Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti» (can. 332 § 2). Il gesto è contemplato dal diritto ed è stato previsto come possibile. Tuttavia resta una notizia che ha colto tutti di sorpresa e tutti ha sorpreso. Ha detto il cardinal Sodano nel suo saluto al Papa subito dopo il suo annuncio: si è trattato di un «fulmine a ciel sereno».
Il Pontefice — accompagnato dagli arcivescovi Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia, e Guido Pozzo, elemosiniere, dai monsignori Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, e Alfred Xuereb, della Segreteria particolare del Pontefice — ha voluto comunicare personalmente la sua decisione ai Cardinali riuniti per il Concistoro ordinario pubblico di lunedì 11 febbraio. Lo ha fatto terminata la celebrazione dell’Ora media e dopo l’annuncio che il 12 maggio prossimo si sarebbero tenute le tre canonizzazioni all’ordine del giorno del Concistoro.
Le analisi sono già numerose. Alcune, come è ovvio, si riveleranno corrette, altre errate. Qualcuno ha ricordato i casi del passato, cercando parallelismi con i Pontefici che hanno rinunciato al loro ministero. Ma invano, in quanto tutti si riferiscono a contesti che nulla hanno a che fare con quello attuale. I commenti sono pervenuti da tutto il mondo.
«Credo che il suo sia stato un gesto di straordinario coraggio e di straordinario senso di responsabilità», ha affermato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che aveva incontrato il Papa pochi giorni prima della comunicazione della sua rinuncia. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha valutato il gesto del Papa come un «esempio di profonda libertà interiore».
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