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jueves, 20 de junio de 2013

Diciamo sì alla libertà e no alla schiavitù dei tanti idoli del nostro tempo

«No alle ideologie che non rispettano la vita»

di Massimo Introvigne


Al termine di due giorni di preghiera e d'incontri la grande folla del popolo della vita si è stretta intorno a Papa Francesco, che il 16 giugno ha celebrato in Piazza San Pietro la Messa finale della «Giornata dell'Evangelium Vitae». Nella stessa mattina, il Papa ha reso pubblico un messaggio al primo ministro inglese David Cameron per il G8 del 17-18 giugno a Lough Erne, nell'Irlanda del Nord, dove invita tra l'altro i governanti a rispettare l'«etica della verità», il che implica riconoscere il pieno valore della vita umana, «anche quella nel grembo materno».

Fedele alla linea che si è scelto per le omelie, il Pontefice non ha citato per criticarle leggi specifiche, né per approvarle singole iniziative pro life - si era del resto espresso in questo senso il 13 maggio, lodando la raccolta di firme Uno di noi e la Marcia per la vita -, preferendo esporre in tre punti l'insegnamento sulla vita delle letture del giorno, che si oppone in un senso profondo alle ideologie di morte contemporanee.

Il primo spunto riguarda «il Dio Vivente, il Dio che è Vita e fonte della vita». La prima lettura ricorda la tragica storia del re Davide che, dopo avere commesso adulterio con la moglie del proprio generale Uria, manda a morire quest'ultimo in battaglia. Qui, commenta il Papa, «la Bibbia ci mostra il dramma umano in tutta la sua realtà, il bene e il male, le passioni, il peccato e le sue conseguenze. Quando l’uomo vuole affermare se stesso, chiudendosi nel proprio egoismo e mettendosi al posto di Dio, finisce per seminare morte». L’ adulterio del re Davide segue questa logica: dal l'egoismo alla menzogna, e dalla menzogna alla morte. Tuttavia la morte in questo racconto biblico non ha l'ultima parola. Davide «viene messo di fronte alle sue opere di morte - davvero quello che ha fatto è un’opera di morte, non di vita! -, comprende e chiede perdono». E il Dio d'Israele, «il Dio misericordioso che vuole la vita e sempre ci perdona, lo perdona, gli ridona vita». Talora Dio «ci appare come un giudice severo, come qualcuno che limita la nostra libertà di vivere. Ma tutta la Scrittura ci ricorda che Dio è il Vivente, colui che dona la vita e che indica la via della vita piena». Senza Dio, che l'ha creata e la sostiene, non ci sarebbe la vita. Inoltre, Dio «si rende presente nella storia, che libera dalla schiavitù, dalla morte, e porta vita al popolo perché è il Vivente». Gli stessi Dieci Comandamenti sono «una strada che Dio ci indica per un vita veramente libera, per una vita piena; non sono un inno al "no" - non devi fare questo, non devi fare questo, non devi fare questo… No! Sono un inno al "sì" a Dio, all’Amore, alla vita».

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