«Credo in Dio e nella Chiesa».
Parole di Napoleone
di Giovanni Fighera
Quando scrive Il 5 maggio Manzoni si basa soltanto sulla notizia della conversione di Napoleone pervenutagli, non ha evidentemente potuto leggere le trascrizioni (pubblicate più tardi) delle conversazioni tenute dall’Imperatore con generali e medici, francesi e inglesi, credenti e miscredenti, che lo assistono durante i sei anni di esilio.
Nel 1840, meno di vent’anni dopo la morte, Robert-Antoine de Beauterne dà alle stampe la trascrizione dei discorsi sotto il titolo Sentiment de Napoléon sur le cristianisme, Conversations religieuses.
Per curare il testo De Beauterne «entra in corrispondenza e si procura documenti e dichiarazioni dai testimoni privilegiati degli anni in esilio, primo tra tutti il generale de Montholon, poi gli altri due generali Bertrand e Goucard, i due medici O’ Meara e Antonmarchi, facendo anche uso del celebre Memoriale di Sant’Elena scritto da Las Cases nel 1823».
Il testo riscuote subito un grande successo, tanto che segue un’altra edizione nel 1841 e una successiva nel 1843. L’autenticità dei documenti è comprovata dalla modalità di recupero e controllo delle affermazioni oltre che dal fatto che tutti i testimoni erano ancora in vita quando uscì il testo e avrebbero, quindi, potuto smentire affermazioni false. Inoltre, molti dei testimoni sono atei e materialisti, non certo cristiani e si mostrano in disaccordo con Napoleone.
In Italia il testo è stato tradotto da poco da Vito Patella ed è stato pubblicato solo nel 2013 dalleEdizioni Studio Domenicano. È stata omessa la parte narrativa di de Beauterne a vantaggio dei discorsi pronunciati da Napoleone riportati sempre tra virgolette.
In Italia il testo è stato tradotto da poco da Vito Patella ed è stato pubblicato solo nel 2013 dalleEdizioni Studio Domenicano. È stata omessa la parte narrativa di de Beauterne a vantaggio dei discorsi pronunciati da Napoleone riportati sempre tra virgolette.
Le conversazioni di Napoleone sono un’occasione unica per vedere in maniera diversa l’immagine tradizionale del grande Imperatore e comandante francese, per guardare all’interno del suo cuore, scoprire un personaggio decisamente diverso da quello della vulgata tradizionale.
Nella Lettera sulle tre unità di tempo, spazio e azione del 1820 Manzoni aveva distinto la storia dalla poesia riconoscendo alla prima il fine di ricostruire i fatti e la azioni dei grandi personaggi senza scavare nel cuore dell’uomo, sulle sue motivazioni più profonde, sui suoi pensieri più intimi, compito sostanzialmente affidato alla poesia.
Per questo l’anno successivo Manzoni dedicava l’ode Il 5 maggio alla morte di Napoleone in cui descriveva l’intimità del rapporto personale del grande generale francese con Dio, i giorni del fallimento personale e della conversione.
Ora le Conversazioni sul cristianesimo sono un testo unico, che si trovano al crocevia tra la definizione di storia e di poesia che ha dato Manzoni: sono un documento storico, una fonte quindi attendibile sui sei anni trascorsi da Napoleone sull’Isola di Sant’Elena, che permettono, però, di scoprire l’animo di un uomo che ha lasciato le sue impronte impresse nella storia. Sarebbe più corretto affermare che in questo testo viene meno la distinzione manzoniana tra storia e poesia.
Ma le novità che scopriamo alla lettura sono molteplici. Si è sempre scritto che Napoleoneprobabilmente si convertì in fin di vita. Dalle conversazioni risulta in realtà che Napoleone si è sempre considerato cristiano cattolico.
Ma le novità che scopriamo alla lettura sono molteplici. Si è sempre scritto che Napoleoneprobabilmente si convertì in fin di vita. Dalle conversazioni risulta in realtà che Napoleone si è sempre considerato cristiano cattolico.
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