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miércoles, 21 de mayo de 2014

Un sopruso, che non possiamo permettere


La gendercrazia come tentativo
 d’abolizione dell’uomo

di Mauro Faverzani


Un’occasione per ribadire con forza ed argomenti concreti, di fronte ad un pubblico di oltre 350 persone, le contraddizioni ed i guasti intrinseci di un’ideologia, quella del gender, non solo eticamente e spiritualmente immorale, bensì anche contro natura, contro la biologia e contro la ragione: questo ha rappresentato il convegno organizzato presso il Salone Bonomelli del Seminario di Cremona sul tema Teoria del gender: abolizione dell’umano?, promosso dalla Diocesi, dagli Uffici per la Pastorale Familiare e Scolastica, dalla Federazione Oratori e da diverse altre sigle, tra cui l’Associazione Famiglia Domani, il tutto sotto l’attenta regia di don Giuseppe Nevi.

Dopo il saluto del Vescovo di Cremona, mons. Dante Lafranconi, si sono affrontati i termini della questione dal punto di vista antropologico, educativo, medico e giuridico. Il prof. Tommaso Scandroglio, docente di Etica e bioetica e di Filosofia del Diritto presso l’Università Europea di Roma, ha evidenziato come l’ideologia del gender «non sia razionale, non identificandosi con quel dato genetico, cui pure ciascuno di noi dovrebbe conformare la propria psicologia». «Immorale», ha proseguito, è chi decida di assecondare «le proprie pulsioni», specie quando ciò lo renda «incapace di soddisfare la fecondità. Ma ciò che non è adatto al fine, quello della generazione nello specifico, è contro natura», al punto da poter definire le persone «omosessuali come “eterosessuali latitanti” in quanto privi della complementarietà fisica ed affettiva».

Il prof. Matteo D’Amico, docente di filosofia dell’Aespi-Associazione Europea Scuola e Professionalità Insegnante, ha ben definito i contorni della questione, proponendo un lungo, ma triste elenco di casi d’ideologia gender purtroppo già verificatisi nelle aule scolastiche: «L’attacco delle lobby gay è quello di una minoranza giacobina organizzata, che sta facendo torto agli omosessuali, promuovendo in essi l’idea di non poter combattere le proprie tendenze disordinate, impedendo loro di uscire dalla loro sofferenza».

Potenti multinazionali, grandi aziende, i maggiori centri della finanza hanno fornito i capitali, per promuovere una guerra «culturale onnipervasiva: massmediatica, giudiziaria, amministrativa, ora anche scolastica, per conquistare i giovani».

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