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jueves, 10 de octubre de 2013

Così come esiste una lobby gay, dobbiamo fare lobby per difendere la vita e la famiglia

Ideologia del gender, omofobia ed unioni civili omosessuali.
 Un itinerario contro la famiglia. 
Convegno a Milano promosso da Alleanza Cattolica.


di Michele Brambilla


Sabato 5 ottobre 2013 si è svolto a Milano, in un auditorium intitolato a Papa Giovanni Paolo II (1978-2005), l’atteso convegno sulla legge contro l’omofobia, promosso dall’associazione Alleanza Cattolica. Introdotto da Marco Invernizzi, reggente regionale di Alleanza Cattolica, il convegno si è svolto di fronte a circa quattrocento persone e seguito in diretta streaming da quasi duemila videoascoltatori, mentre all'esterno della sala gremita una notevole presenza di polizia e carabinieri ricordava la recente violenta contestazione di un analogo convegno promossa da militanti gay e lesbiche a Casale Monferrato.

Il convegno milanese è effetto lungo del manifesto di Alleanza Cattolica Unioni di fatto ed omofobia: 5 punti fermi, pubblicato a maggio. Nel suo piccolo, accanto ad altre iniziative, fra cui la raccolta di firme promossa da Tempi e da La nuova Bussola, il manifesto ha contribuito a modificare gli eventi aiutando a far emergere un dissenso popolare nei confronti della legge contro l’omofobia, già votata alla Camera e attualmente in attesa di essere discussa in Senato.

Il primo relatore, il sociologo delle religioni Massimo Introvigne, reggente nazionale vicario della stessa Alleanza Cattolica ha ricordato la propria contrarietà e quella di ogni persona normale a qualsivoglia atto di violenza nei confronti degli omosessuali in quanto tali e come questo tipo di reati abietti merita certamente le aggravanti del caso. Pertanto, si chiede Introvigne, perché stiamo reagendo alla legge antiomofobia? Perché, ha proseguito il sociologo, così come la legge è stata concepita, alle già previste aggravanti per “motivi abietti” di un’aggressione fisica, aggiunge la nuova figura del “discorso discriminatorio”. Così però si crea un reato d’opinione.

Introvigne ha così esemplificato: se si legge la ormai celebre sentenza della Corte Suprema statunitense riguardo alle nozze gay, si noterà che essa considera discriminatoria la sola affermazione che il matrimonio possa esistere unicamente tra uomo e donna. Negli USA, in Francia e in altre nazioni già viene represso il dissenso all’ideologia gay: è punita, cioè, la semplice esternazione di un’idea. In Italia non dobbiamo permettere che chi sostiene quanto annuncia il Catechismo della Chiesa cattolica in tema di omosessualità e matrimonio vada in galera per reato d’opinione. Secondo Introvigne bisogna essere grati al relatore della legge antiomofobia, il deputato Scalfarotto, perché all’Espresso, il 26 agosto, ha detto chiaramente che la legge antiomofobia è una logica premessa all’introduzione delle nozze gay. Si tratta quindi di una misura per prevenire il dissenso che le nozze omosessuali scateneranno. “Noi (rivolto alla platea) siamo assolutamente contrari al riconoscimento giuridico delle nozze gay” sulla scorta di quanto già definito dal magistero della Chiesa, appena ribadito dal card. Angelo Bagnasco alle Settimane sociali dei cattolici italiani tenutesi a Torino in settembre. Ciò che si deve aiutare a comprendere è che siamo di fronte alla violazione del diritto naturale, non a qualcosa che offende soltanto la fede dei cattolici. Se un ladro deruba un passante e viene arrestato, non può difendersi dall’accusa di furto dicendo che, come non credente, non riconosce il comandamento di non rubare: sarebbe ridicolo! La Chiesa quando tratta di vita e famiglia usa esattamente lo stesso criterio. Introvigne nel finale del suo intervento ha rivolto un’obiezione a chi dice che è una battaglia persa, perché il flusso storico degli avvenimenti va inesorabilmente in direzione delle nozze gay: “chi crede che la verità è figlia del tempo ha già ceduto alla dittatura del relativismo”. La “scienza della razza”, l’eugenetica, era negli anni Trenta in auge anche negli Stati Uniti, ma è stata fortunatamente cestinata. La Chiesa, condannando quell’ideologia, è stata ancora una volta preveggente. Il bene ed il male sono opzioni quotidiane con cui si confronta la vita di ciascuno, quindi questa è una battaglia anche per i non credenti, è una battaglia di libertà. Papa Francesco risponde a chi gli dice che il Decalogo è la legge dei no che esso è, invece, la cultura dei si con un no. Se dico si al valore della vita, dico no a ciò che si oppone ad esso.
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