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viernes, 19 de octubre de 2012

La fede deve essere in grado di divenire cultura: capacità di lettura e di interpretazione della realtà personale e sociale, dal punto di vista del pensiero di Cristo


La cultura come "entusiasmo critico della fede"

di Luigi Negri
19/10/2012 - Il testo che monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montelfeltro, ha letto al Sinodo sulla nuova evangelizzazione nella sessione di lunedì 15 ottobre
Lungo i secoli, la Chiesa non ha mai contrapposto alla ideologia ateistica un'ideologia religiosa,ma la vita vera, bella, sacrificata e lieta del popolo cristiano, che mangia e beve, veglia e dorme, vive e muore non più per se stesso, ma per Lui, che è morto e risorto per noi. Nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle confraternite, nell'associazionismo, negli spazi sociali pur minimi consentiti dalle dittature di tutti i tempi, il popolo cristiano ha sempre gridato un annuncio vivo: la bellezza della fede, l'intensità della speranza, la forza della carità. Molti cristiani - milioni in quel triste ventesimo secolo che Robert Conquest ha definito "il secolo delle idee assassine" - hanno portato l'annuncio vivo della fede nei campi di concentramento e di sterminio.

Per questo, giustamente, le icone di questa grande epopea della fede sono San Massimiliano Kolbe e Santa Teresa Benedetta della Croce. Tutto sembrava garantire un influsso obiettivo della Chiesa e delle sue strutture organizzative nella vita della società. Ma al di sotto di questa che sembrava una grande fioritura, le radici del corpus ecclesiale si stavano inaridendo. Così pochi si accorsero che si stava formando un movimento teso alla scristianizzazione della società e alla eliminazione della tradizione cristiana e della presenza ecclesiale.
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