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viernes, 29 de enero de 2016

La misericordia non è appena un secondo nome del perdono, ma naviga in un mare più ampio.


Quanta strada dovrà fare la misericordia?

di Angelo Busetto


L’etimologia popolare del termine misericordia rimbalza dal suono della parola stessa: "miseris cor dare", dare il (proprio) cuore ai miseri. La misericordia non è appena un secondo nome del perdono, ma naviga in un mare più ampio. Il perdono è già cosa grande: tu non metti più nel conto il male che l’altro ti ha fatto e anzi gli condoni tutti i debiti. Inoltre, compi forse qualche gesto di reciprocità, come dare il saluto, magari a denti stretti, e arrivi svuotare il cuore da ogni forma di rancore e di odio. Il che ti pare già tanto, e anche troppo.

La misericordia imbocca una strada più lunga e laboriosa, più lieta eariosa. Misericordia significa “avere a cuore”, prendersi cura, come Gesù si prende cura di noi per sempre. Sull’esempio della multiforme azione di misericordia del Signore Gesù e sul rilancio della sua Grazia, si percorrono i quattordici sentieri delle “opere di misericordia”. In un quadro di Caravaggio le sette opere di misericordia corporale sono riunite in una sola raffigurazione, mossa e complessa. In una composizione serrata il dipinto concentra insieme diversi personaggi di un tipico vicolo popolare di Napoli. 

Le Opere di Misericordia del Caravaggio

Sulla parte superiore, a supervisionare la scena, la Madonna col Bambino e la cornice di due angeli. Sulla destra, seppellire i morti: si scorgono i piedi di un cadavere, con un diacono e un portatore che compiono il “pietoso ufficio”. 

"Visitare i carcerati" e "Dar da mangiare agli affamati" sono concentrati in un singolo intenso episodio: il condannato a morte per fame in carcere, viene nutrito dal seno della figlia. "Vestire gli ignudi" appare concentrato in una figura di giovane cavaliere che dona il mantello ad un uomo, avendo accanto uno storpio e realizzando così anche l’opera del "Curare gli infermi". Un uomo beve da una mascella d'asino: "Dar da bere agli assetati". Per "Ospitare i pellegrini" vengono rappresentate due figure, un uomo rivolto verso l’esterno e uno con la conchiglia del pellegrino.

Oltre il quadro drammatico e geniale del grande pittore, è la vita stessa a provocare l’adempimento delle opere di misericordia, non solo materiali. Poveri e bisognosi di tutte le fogge insistono alle porte delle chiese e vi entrano, e assai più se ne incontrano nei contatti con persone e famiglie. Ma, con modalità per niente schematiche, ci inseguono le opere di misericordia spirituale. In particolare, cosa vuol dire oggi Consigliare i dubbiosi, Insegnare agli ignoranti, Ammonire i peccatori, Consolare gli afflitti? Viviamo in un contesto di persone confuse, tristi, smarrite, incerte, dentro una mentalità corrosiva che contesta tutto, toglie ogni certezza morale e dissesta le persone. Quando viene tarpato il legame con l’origine; quando si perde il nome del padre e persino della madre; quando svanisce la coscienza di essere maschio o femmina, allora, che ne è dell’identità e del destino personale? Come non sentirsi provocati a sostenere il senso stesso della vita e dell’identità degli essere umani?

La Chiesa ospedale da campo agognata da papa Francesco, non punzecchia gli offesi né innalzabarriere, ma apre braccia, mani, cuore, e aguzza l’intelligenza per consigliare senza prevaricare, insegnare senza soverchiare, ammonire senza offendere, consolare senza sfasature sentimentali. Mostra il nostro Dio che è Padre, Gesù Cristo Maestro e Salvatore, e lo Spirito Consolatore. Quanta strada le opere di misericordia dovranno percorrere per raggiungere questa nostra povera umanità…


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