Caro Giordano, ma che Papa hai visto?
di Luigi Santambrogio
Ah ecco, ci pareva strano che nell’edizione domenicale di Libero, il quotidiano fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro, mancasse il solito attacco a Papa Francesco. Ieri è toccato a Mario Giordano, première griffe del quotidiano belpietrista e cattolico doc. Certo, l’occasione era ghiotta: la preghiera di Bergoglio nella Moschea Blu di Istambul, insieme al gran muftì, senza scarpe e con le mani giunte rivolto verso La Mecca.
Giordano, che nella sua vita professionale ne ha certamente visti ditutti i colori (grillino ante litteram: da Grillo parlante nel Pinocchio di Gad Lerner a monello rompiballe e fustigatore degli stravizi della Casta per conto di casa Mediaset), pare invece non sopportare questa scandalosa visione: un Papa in preghiera in una moschea, mentre «l’imam recita i versetti del Corano». Ma ancor più raccapricciante è che nella location musulmana la faccia da padrone il Corano, «lo stesso che, poco distante da lì, gli islamici usano per eccitare le folle a squartare i cristiani, a impalarli e crocefiggerli».
Ecco che allora la preghiera, meglio l' “adorazione silenziosa”, in quel luogo dove per Giordano normalmente i tagliagole dell’islam si danno appuntamento per raccontare ad Allah quanti infedeli hanno fatto fuori, diventa insopportabile gesto sacrilego nei confronti dei martiri cristiani trucidati dai killer dell’Isis e di resa incondizionata a «chi vuole piantare la bandiera del Califfato in piazza San Pietro». E non importa che Papa Francesco abbia recitato le sue preci in silenzio, dunque che nessuno possa sapere che cosa abbia detto e a chi. Tutti tranne lui, super Mario, certissimo che l’invocazione di Francesco, come quella del gran muftì che gli stava accanto, era diretta solo ad Allah. Mah, Giordano deve averlo letto nel pensiero papale o colto al volo qualche sua giaculatoria a mezza bocca attraverso il labiale.
Via, non scherziamo: non si può sempre fare la caricatura di chi ci sta antipatico perché ci piacevincere facile e demolire un fantasma costa meno fatica che discutere su cose reali. Nella valle del Giordano, Francesco è battezzato e bacchettato senza tanti complimenti. Con tanto di lezione ex cathedra sulla solita storia dei due islam, uno cattivo e l’altro buono. Il primo esiste e si vede, il secondo, invece, è un’invenzione del primo per turlupinare le anime belle e anche un po’ imbecilli dell’Occidente. Può essere, ma se vogliamo arruolare Papa Francesco tra amici del giaguaro islamico, allora mettiamoci pure anche san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Ma lui, ci ricorda il feroce Mario, «in moschea si fermò in raccoglimento, ma non giunse le mani in preghiera». Dopo la traduzione del labiale, eccoci all’interpretazione del linguaggio corporale.
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