Rodney Stark contro le “leggende nere” anticristiane su Medioevo e crociate.
«I “secoli bui” non ci sono mai stati, al contrario si è trattato di un’epoca di notevole progresso e innovazione». Parla il sociologo statunitense
Poche settimane fa Paolo Mieli ha recensito il suo La vittoria dell’Occidente (Lindau). Oggi è Avvenire a intervistare il sociologo Rodney Stark (qui una nostra intervista) docente di Scienze sociali presso la Baylor University in Texas.
Nel dialogo con Andrea Galli, il sociologo – agnostico convertito al protestantesimo, «educato come un luterano» – fa notare come «quarant’anni fa, nei migliori college e nelle migliori università americane, il primo e più popolare corso del primo anno era Western Civilization, civiltà occidentale».
Oggi non è più così per una malcelata incapacità di fare i conti con la propria storia. Anche con le sue pagine più interessanti, come il Medioevo e le crociate, oggi quasi unanimente condannate come secoli bui ed errori cristiani.
Ma Stark non è d’accordo: «I crociati non hanno marciato verso Oriente per conquistare terre e bottino: si sono indebitati fino al collo per finanziare la propria partecipazione a quella che consideravano una missione religiosa; i più ritenevano improbabile la possibilità di sopravvivere e tornare in patria, e i più non tornarono».
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