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miércoles, 20 de mayo de 2015

«Uscire verso il popolo di Dio per difenderlo dalle colonizzazioni ideologiche che gli tolgono l'identità e la dignità umana».


Con il Papa la Cei attacca su divorzio, gay e gender

di Matteo Matzuzzi


Nel suo breve intervento di lunedì pomeriggio, in apertura della 68°Assemblea Generale della Conferenza episcopale italiana che si tiene nell'Aula Nuova del Sinodo fino a giovedì mattina, il Papa aveva esortato i vescovi, «come buoni pastori», a «uscire verso il popolo di Dio per difenderlo dalle colonizzazioni ideologiche che gli tolgono l'identità e la dignità umana». Ieri mattina, è su questo punto che si è soffermata principalmente la ben più corposa Prolusione del cardinale Angelo Bagnasco (per il testo integrale clicca qui).

Dopo aver ricordato il cruciale appuntamento del prossimonovembre, quando a Firenze si terrà il Convegno ecclesiale decennale (“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” è il tema), e aver speso parole riguardo la catastrofe sismica in Nepal, l'arcivescovo di Genova ha preso spunto dalla riforma della scuola in discussione per dire «no a una scuola dell'indottrinamento e della colonizzazione ideologica». Auspicando un «sistema italiano della pubblica istruzione nel quale sia la scuola statale sia le scuole paritarie vengano riconosciute a pieno titolo pubblico servizio», Bagnasco ha ricordato che «tra le modifiche approvate in Commissione al testo in questione vi è quella che prevede l'insegnamento della parità di genere in tutti gli istituti». Nient'altro che «l'ennesimo esempio di quella che Papa Francesco ha definito “colonizzazione ideologica”».

Qui il presidente della Cei ha ricordato quanto il Pontefice disse nella conferenza stampa aerea diritorno dalle Filippine, lo scorso gennaio: «Entrano in un popolo con un'idea che non ha niente a che fare col popolo; con gruppi del popolo sì, ma non col popolo, e colonizzano il popolo con un'idea che cambia o vuol cambiare una mentalità o una struttura». Il fatto è che «l'educazione di genere», ha chiosato Bagnasco, «mira in realtà ad introdurre nelle scuole quella teoria in base alla quale la femminilità e la mascolinità non sarebbero determinate fondamentalmente dal sesso, ma dalla cultura». Altro punto dolente è quello che il porporato ha definito «disegno di legge delle cosiddette unioni civili e delle convivenze». A tal proposito, il presidente della Cei ha spiegato che non si tratta di discutere «le scelte individuali delle singole persone», ma di ribadire «la dottrina della Chiesa circa le situazioni oggettive, viste non solo attraverso l'occhio della fede e della Rivelazione, ma anche con l'occhio della retta ragione e dell'esperienza universale». 


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