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sábado, 22 de noviembre de 2014

Barilla: Un premio Lgbt per essersi «sottoposta a evoluzione pro diritti gay»


Barilla, la rieducazione 
nordcoreana è completa. 


L’azienda ha ottenuto 100 punti su 100 nella classifica delle imprese “friendly” stilata da Human Rights Campaign. Washington Post: «Da paria a testimonial del diritti gay»


Come spiega in questo articolo Sandhya Somashekhar, la «social change reporter» del Washington Post, la rieducazione di Barilla adesso può considerarsi conclusa. L’azienda, osserva la giornalista, «è passata da paria a testimonial dei diritti gay», e infatti ieri ha ricevuto «un punteggio perfetto», 100 punti su 100, nel Corporate Equality Index, la classifica delle imprese gay friendly stilata dalla Human Rights Campaign, una delle più importanti organizzazioni Lgbt. Si tratta, scrive la Somashekhar, di «una giravolta che mette in luce come le aziende, che in genere evitano le controversie, sono sempre più costrette a prendere posizione nella battaglia culturale sui diritti gay e sul matrimonio tra persone dello stesso sesso – e come le forze pro-gay siano decisamente in vantaggio».

POSIZIONI TOSSICHE. Il celebre video (lo vedete in fondo all’articolo) in cui Guido Barilla, dopo aver detto che l’azienda della sua famiglia non avrebbe mai fatto spot pubblicitari con coppie gay protagoniste, accetta la “rieducazione” impostagli dal boicottaggio organizzato dal movimento Lgbt, è per il Washington Post un «segno di quanto sia diventato tossico per un’impresa essere percepita come “unfriendly” verso i gay». L’azienda in un anno ha fatto una «marcia indietro radicale», racconta il quotidiano americano «aumentando i benefit sanitari per i dipendenti transgender e le loro famiglie, donando soldi per le cause dei diritti gay e inserendo una coppia di lesbiche in un sito web promozionale» (eccolo qui).

PUNTEGGIO PERFETTO. A meritare un punteggio perfetto nella classifica di Human Rights Campaign sono state «meno di metà delle 781 imprese che si sono offerte volontariamente alla valutazione», si legge ancora nell’articolo. E pensare che «l’anno scorso Barilla non aveva neanche chiesto di essere valutata». Deena Fidas, che segue questi temi per l’organizzazione Lgbt, spiega alWashington Post che «è molto insolito per una società soddisfare l’intero spettro dei criteri dell’Index in un solo anno. Qualcuno certamente speculerà sulle motivazioni in questo caso, ma alla fine della fiera è indiscutibile che alla Barilla è stata adottata una politica inclusiva verso le persone Lgbt».

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