Le teologhe del gender
e le Francescane dell’Immacolata
Il brodo di coltura è lo stesso da cui proviene suor Fernanda Barbiero delle Dorotee, recentemente imposta dal Card. João Braz de Aviz quale “commissaria” delle Francescane dell’Immacolata: anche la professoressa Marinella Perroni, come Suor Barbiero, è “socia” del Coordinamento Teologhe Italiane. Anzi, per la precisione, ne è co-fondatrice.
E, come Suor Barbiero, è una «femminista convinta», come è stata definita in un articolo apparso su “Vita Pastorale”, in cui peraltro lei stessa definisce «quella per le ‘radici cristiane’ una battaglia ormai solo di retrovia», una «strategia di contenimento rivolta al passato». Convinta fautrice del «mondo plurale» e della «Chiesa conciliare», negli Anni Settanta Perroni sognava di «alfabetizzare alla fede», applicando alla catechesi il modello elaborato in Brasile da Paulo Freire.
Chi era Paulo Freire? Si definiva un «socialista cristiano»: sposava infatti le idee della “teologia della liberazione”, esplicitandole in una sorta di sincretismo tra Cristianesimo e marxismo gramsciano. Era questo il modello catechetico di Marinella Perroni, peraltro formatasi all’ecumenismo spinto di Taizé e, negli Anni Ottanta, pionieristica fautrice del «Gender come categoria interpretativa dell’analisi storica», tanto da esser definita sulla rivista on line “inGenere” «una delle più importanti esponenti della ‘teologia di genere’».
Lo stesso concetto di “gender”, che ha invaso il mondo dopo la IV Conferenza mondiale delle Nazioni Unite, svoltasi a Pechino nel 1995, quella definita da Suor Barbiero «la grande svolta». Non a caso Perroni se l’è presa con Benedetto XVI, “reo”, a suo dire, di essersi «scagliato con virulenza contro il pensiero di genere» e di aver «indicato gli omosessuali come nemici della pace».
.....................
No hay comentarios:
Publicar un comentario