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jueves, 19 de noviembre de 2015

La popolare rivista statunitense LGBT, “Out”, ha eletto Barack Obama “alleato gay dell’anno”...


La rivista LGBT “Out” premia Barack Obama come “alleato gay dell’anno”


di Rodolfo de Mattei


La popolare rivista statunitense LGBT, “Out”, ha eletto Barack Obama “alleato gay dell’anno” per il suo fondamentale supporto ai diritti omosessuali.

“Our President, Ally.Hero.Icon”. Con questo esaltante claim in copertina, la popolare rivista statunitense LGBT, “Out”, ha eletto il proprio presidente Barack Obama “alleato dell’anno” nella sua quotidiana battaglia per gli pseudo diritti omosessuali. L’incoronazione di Obama sul tronoLGBT non deve però meravigliare, visto il suo inesauribile impegno profuso nella promozione della agenda gender e omosessualista, culminato con la storica sentenza, da lui fortemente voluta, della Corte Suprema del 26 giugno 2015, che ha dichiarato incostituzionale la legge federale “DOMA” (Defense of marriage act), in vigore dal 1996, riconoscendo alle coppie gay gli stessi diritti previsti dalla legge per le coppie eterosessuali.

A scanso di equivoci, la rivista motiva la sua scelta, passando in rassegna l’operato del presidente americano in tema di diritti omosessuali, sottolineando gli enormi passi in avanti fatti in tal senso nel corso degli ultimi anni, per ultimo, la nomina, lo scorso 3 novembre 2015, dell’attivista omosessuale Eric Fanning, come segretario all’esercito. Una nomina che, se sarà confermata dal Senato degli Stati Uniti, farà di Fanning la prima persona gay a capo di un ramo militare.

Il primo atto di Obama a favore della causa LGBT risale, invece, al 28 ottobre 2009, quando, all’interno del National Defense Authorization Act, il presidente Obama emanò il Matthew Shepard Act, ufficialmente noto come il Matthew Shepard and James Byrd, Jr. Hate Crimes Prevention Act, una risoluzione contro l’omofobia, che estese l’Hate crimes in the United States del 1969 ai “crimini” motivati da gender, orientamento sessuale e identità di genere.

Il 22 dicembre 2010, fu invece il giorno della firma del provvedimento per abolire la regola del “Don’t ask, don’t tell”, per la quale non potevano entrare a far parte delle forze militari le persone dichiaratamente gay, lesbiche e bisessuali e, al tempo stesso, veniva impedito di svelare il proprio orientamento omosessuale durante il servizio militare.

Nel febbraio 2011, Barack Obama mise le basi per la demolizione futura del Defense of Marriage Act (DOMA), in difesa del matrimonio naturale tra uomo e donna, disponendo che l’Amministrazione non lo difendesse più dinanzi alle corti. A darne notizia il 23 febbraio 2011, fu il procuratore generale Eric Holder, che espresse la volontà del presidente americano di porre fine alle classificazioni basate sull’orientamento sessuale, ricorrendo alla ideologica motivazione della incostituzionalità.

Il 21 gennaio 2013, nel discorso d’insediamento alla Casa Bianca per il suo secondo mandato, Obama aveva espresso senza giri di parole la sua posizione in tema di diritti omosessuali, promettendo il suo impegno per il riconoscimento di ogni tipo di amore:
“Il nostro viaggio verso la libertà non potrà dirsi completo fin quando i nostri fratelli e le nostre sorelle omosessuali non saranno trattati come tutti davanti alla legge. Se è vero che tutti siamo stati creati uguali, allora l’amore tra ciascuno di noi deve essere trattato allo stesso modo”.
Concetti ribaditi più volte, rimarcando il suo desiderio di contribuire a creare una società più giusta ed ugualitaria da lasciare in eredità alle future generazioni:
“Per le mie figlie e i loro amici, qualsiasi forma di discriminazione contro gli altri non ha senso. Non pensano che i loro amici gay o i genitori gay dei loro amici dovrebbero essere trattati diversamente dagli altri. […] La prossima generazione sta spronando al cambiamento non solo le generazioni future, ma anche la mia generazione. Ciò mi rende orgoglioso come presidente e come papà. Mi fa sperare nel futuro”.
In tale prospettiva, e in ossequio al gender diktat dominante, l’8 aprile 2015il presidente Obama ha così messo a disposizione dei visitatori e dello staff della Casa Bianca l’utilizzo di una toilette di genere neutro. L’iniziativa è stata presentata dal portavoce, Jeff Tiller, che ha annunciato l’apertura di un “all-gender restroom” all’interno del complesso della Casa Bianca, sottolineando come, al suo interno ognuno fosse già libero di frequentare il bagno che più si addiceva alla propria percezione di genere :
“La Casa Bianca consente al personale e agli ospiti di utilizzare servizi igienici coerenti con la propria identità di genere, che rispecchia le linee guida legali dell’Amministrazione su tale tema e in linea con quanto richiesto dall’Ordine Esecutivo che è entrato in vigore oggi per gli appaltatori federali“.
In questo senso, la toilette gender-neutral ha rappresentato solamente un ulteriore passo in avanti, una scelta in più, che la già tollerante e open-mindamministrazione americana metteva a disposizione dei suoi ospiti sessualmente incerti.

Moltissime sono state le decisioni e le prese di posizione dell’amministrazione Obama a favore delle istanze LGBT, tra queste ricordiamo anche il suo annuncio del luglio 2015 di voler mettere al bando le cosiddette “terapie riparative”, volte ad aiutare ragazzi ed adolescenti con problemi di identità sessuale. Farne qui un elenco completo sarebbe troppo lungo, quello che possiamo affermare con certezza è che sotto la presidenza Obama l’avanzata omosessualista ha registrato una vertiginosa accelerazione, conclusasi con la sentenza della Corte Suprema che ha di fatto reso legale il matrimonio gay in tutto il paese . Nello spazio di soli sei anni, dall’aprile 2009, quando lo stato del Vermont, per primo, introdusse il matrimonio gay, ad oggi, sono ben 37 su 50, più la capitale Washington, gli Stati americani che hanno adottato nel loro ordinamento giuridico il matrimonio tra coppie dello stesso sesso.

Il principale merito di tale trionfale escalation gay va indubbiamente all’inusuale quanto prezioso attivismo LGBT di un potentissimo alleato di eccezione come il presidente americano e per questo la rivista “Out” non ha avuto alcun dubbio ad assegnare il premio di “alleato gay dell’anno” a Barack Obama, riconoscendo il suo impareggiabile supporto con le seguenti parole:
“Senza l’impegno attivo del 44° presidente degli Stati Uniti, che ha permesso di garantire i diritti della comunità LGBT americana, staremmo ancora lavorando per soddisfare quel sogno. Su questo tema, tra gli altri, lui è veramente un grande americano”.

 osservatoriogender.famigliadomani.it


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