Da Rimini a Mosca, con la stessa libertà
di Giovanna Parravicini
Per anni, invitando al Meeting di Rimini personaggi provenienti da varie realtà russe - studiosi, artisti, giornalisti, uomini di Chiesa - abbiamo assistito alla sorpresa di persone che in pochi giorni si aprivano a un Occidente insospettato, dove un’esperienza viva di fede genera uomini vivi e quindi un popolo. Per anni, il Meeting è stato un biglietto da visita senza pari per spianare pregiudizi e suscitare interrogativi e desiderio di dialogare. Ma restava un’ultima punta di scetticismo, un’ultima distanza: certo, bellissimo, splendido… ma da noi, in Russia, è impossibile. Impossibile per tante ragioni: perché non ci sono le condizioni, perché l’uomo russo è individualista, perché mancano comunità cristiane paragonabili ai movimenti ecclesiali occidentali… comunque, impossibile.
Così abbiamo voluto raccogliere la sfida e tentare, coinvolgendo amici e ambiti incontrati nel tempo, di testimoniare questa stessa esperienza anche a Mosca, certamente senza alcuna ambizione di competere nelle proporzioni e nei numeri, ma con il desiderio che potesse riaccadere quello che ha detto proprio in questi giorni Emilia Guarnieri, raccontando della caratteristica precipua del Meeting di Rimini: un luogo dove succede qualcosa di più grande del risultato dei nostri sforzi, dove si palesa una presenza che non è risultato e conseguenza di essi. È nata così una «tre giorni», sessione russa del convegno annualmente organizzato dalla Fondazione Russia Cristiana, che quest’anno era intitolato Est-Ovest: la crisi come prova e provocazione. Al bivio tra negazione e riscoperta dell’io, in cui si sono susseguiti eventi diversi (la mostra «150 anni di sussidiarietà», dibattiti e lezioni, la presentazione del Meeting 2013 all’Ambasciata d’Italia), tutti però concepiti come testimonianze ed esperienze di vita, tese a mostrare che la bellezza e la verità sono forze straordinarie di rinascita dell’umano.
Così abbiamo voluto raccogliere la sfida e tentare, coinvolgendo amici e ambiti incontrati nel tempo, di testimoniare questa stessa esperienza anche a Mosca, certamente senza alcuna ambizione di competere nelle proporzioni e nei numeri, ma con il desiderio che potesse riaccadere quello che ha detto proprio in questi giorni Emilia Guarnieri, raccontando della caratteristica precipua del Meeting di Rimini: un luogo dove succede qualcosa di più grande del risultato dei nostri sforzi, dove si palesa una presenza che non è risultato e conseguenza di essi. È nata così una «tre giorni», sessione russa del convegno annualmente organizzato dalla Fondazione Russia Cristiana, che quest’anno era intitolato Est-Ovest: la crisi come prova e provocazione. Al bivio tra negazione e riscoperta dell’io, in cui si sono susseguiti eventi diversi (la mostra «150 anni di sussidiarietà», dibattiti e lezioni, la presentazione del Meeting 2013 all’Ambasciata d’Italia), tutti però concepiti come testimonianze ed esperienze di vita, tese a mostrare che la bellezza e la verità sono forze straordinarie di rinascita dell’umano.
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