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martes, 2 de junio de 2015

Il sangue dei martiri cristiani è sempre segno di rinascita nella storia e di vittoria nell’eternità.


La grazia immensa del martirio


di Roberto de Mattei


Il sangue dei martiri cristiani è sempre segno di rinascita nella storia e di vittoria nell’eternità. Ed ora, nel firmamento della Chiesa, brillano le stelle dei 148 martiri del Kenya, vittime dell’islam. E di molti altri. Ma bisogna avere il coraggio di pronunciare il nome degli assassini: quella in atto è una persecuzione islamica contro i cristiani. L’Occidente non la combatte, perché condivide il medesimo odio contro le proprie radici.


Nel firmamento della Chiesa brillano le stelle di 148 nuovi martiri. I giovani cristiani vittime dell’Islam, lo scorso Giovedì Santo in Kenya, non devono essere commiserati, ma invidiati, perché hanno avuto la grazia immensa del martirio.

Essi sono martiri, perché sono stati uccisi in quanto cristiani dai soldati di Allah. Ciò che rende il martire tale non è la morte violenta, ma il fatto che essa sia inflitta in odio alla fede cristiana. Non è la morte che fa il martire, dice sant’Agostino, ma il fatto che la sua sofferenza e la sua morte siano ordinate alla verità. Non tutte le vittime di una persecuzione si possono dire martiri, soltanto quelle che abbiano ricevuto la morte per odio alla fede da parte degli uccisori.

I martiri del campus universitario di Garissa si aggiungono alla innumerevole legione di testimoni della fede massacrati negli ultimi due secoli dai persecutori della Chiesa. Il primo genocidio dei tempi moderni è quello della Rivoluzione Francese. Ben 438 religiosi, religiose e semplici laici sono già venerati come beati e per altri 591 sono in corsi i processi per il riconoscimento del martirio “in odium fidei”. A questo olocausto si aggiunge quello della guerra di Spagna (1936-1939), dove sono 1.512 i martiri beatificati e 11 quelli canonizzati, ma il numero delle vittime di anarchici e comunisti è di molte decine di migliaia.

Il 13 ottobre 2013 a Tarragona, in Catalogna, sono state beatificate 522 persone uccise in odio alla fede prima e durante la guerra religiosa di Spagna. Si è trattato della cerimonia con il maggior numero di Beati, 522, che ha superato quella svoltasi a Roma, in piazza San Pietro, il 27 ottobre 2007. I loro nomi si aggiungono agli innumerevoli martiri del comunismo, del laicismo e oggi dell’Islam in tutti i Paesi del mondo.

Bisogna avere il coraggio di pronunciare il nome degli assassini. Si continua a tacere sul fatto che è in atto da tempo una sistematica e planetaria persecuzione islamica contro i cristiani. Papa Francesco, dopo i fatti del Kenia, ha letto questa bella preghiera: «nel Tuo viso schiaffeggiato vediamo il nostro peccato, in Te vediamo i nostri fratelli perseguitati, decapitati e crocifissi per la loro fede in Te, sotto i nostri occhi e spesso con il nostro silenzio complice». Antonio Socci, che ha spesso denunciato il “silenzio complice” delle supreme autorità ecclesiastiche, scrive su Libero del 5 aprile: «Ci aspettiamo che – affacciato a quella finestra – papa Bergoglio, con tutto il prestigio di cui gode sui media, svegli tutti i potenti della terra, mobiliti la sua diplomazia, che faccia sentire a tutti il grido di dolore dei cristiani perseguitati, che indichi preghiere continue di tutta la Chiesa, che lanci una grande iniziativa umanitaria per i cristiani perseguitati».

L’appello sembra essere stato raccolto da Ernesto Galli della Loggia che sul Corriere della Sera del 5 aprile ha proposto al governo italiano una sottoscrizione nazionale tra tutti gli italiani, tra tutte le istituzioni pubbliche e private del Paese, per raccogliere i fondi necessari a un cospicuo invio di aiuti ai cristiani perseguitati. Tutto questo però non è sufficiente, quando è in corso una guerra. E bisogna prendere atto che esiste una guerra di religione contro Gesù Cristo e contro la sua Chiesa combattuta in nome di quella Sura del Corano che recita: «Uccidete gli infedeli ovunque li incontriate. Questa è la ricompensa dei miscredenti» (2, 191). Questa guerra non è stata dichiarata dai cristiani, ma è stata intrapresa contro di essi. Perché i governi dell’Occidente non la combattono? La ragione è che l’Occidente condivide il medesimo odio dei persecutori contro le proprie radici cristiane.

Il laicismo occidentale non solo processa, perseguita, ridicolizza coloro che difendono l’ordine naturale e cristiano, ma pratica anch’esso il genocidio di massa. Mons. Luc Ravel, Vescovo delle forze armate francesi, ha affermato: «Scopriamo di dover scegliere in quale campo collocarci; scopriamo di armarci contro il male manifesto senza prender posizione contro quello subdolo. Il cristiano si sente preso come in una tenaglia tra due ideologie: da una parte, quella che fa la caricatura di Dio sino a disprezzare l’uomo; dall’altra, quella che manipola l’uomo sino a disprezzare Dio. Da una parte, avversari dichiarati e riconosciuti: i terroristi della bomba, i vendicatori del profeta; dall’altra, avversari non dichiarati però ben noti: i terroristi del pensiero, promotori della laicità, gli adoratori della Repubblica. In quale campo situarsi come cristiani? Noi non vogliamo essere presi in ostaggio dagli islamici. Ma non ci auguriamo nemmeno d’esser presi in ostaggio dai benpensanti. L’ideologia islamica ha fatto 17 vittime in Francia. Ma l’ideologia dei benpensanti fa ogni anno 200 mila vittime nei grembi delle loro madri. L’aborto inteso come ‘diritto’ fondamentale è un’arma di distruzione di massa».

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