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sábado, 20 de junio de 2015

In tutta l’enciclica ricorre, come filo conduttore del pensiero del Pontefice, il concetto della tutela della persona umana


Laudato si’. «Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia»


di Aldo Vitale


Uno spettro si aggira per il mondo; il più inquinante degli ospiti bussa alla porta; si tratta del relativismo morale e culturale, elemento costitutivo della radice umana della crisi ecologica in corso, come delineata da Papa Francesco nella sua ultima enciclica “Laudato si’” pubblicata lo scorso 18 giugno 2013.

Il testo del Pontefice si sofferma sui rapporti tra le componenti ricche e diverse del creato, con particolare riferimento, ovviamente, all’uomo che deve rispettare ed essere rispettato pur senza essere elevato a dominatore assoluto del cosmo, poiché non ne è il creatore, evitando cioè il titanismo morale, né considerato alla stregua di una qualunque delle altre creature, poiché è la principale fra queste, evitando cioè il riduzionismo dello specismo inverso.

Così scrive, infatti, Francesco smantellando la retorica animalista di un ambientalismo ideologico che per nulla difende la natura: «Si avverte a volte l’ossessione di negare alla persona umana qualsiasi preminenza, e si porta avanti una lotta per le altre specie che non mettiamo in atto per difendere la pari dignità tra gli esseri umani» (90).

Il pensiero del Papa smentisce quello di quanti, luogocomunisticamente, si riconoscono nell’adagio per cui “più si conoscono gli uomini, più si apprezzano le bestie”, i quali non sono, per questo motivo, autentici amanti della natura perché non sono amanti dell’essere umano: «Non può essere autentico un sentimento di intima unione con gli altri esseri della natura, se nello stesso tempo nel cuore non c’è tenerezza, compassione e preoccupazione per gli esseri umani. È evidente l’incoerenza di chi lotta contro il traffico di animali a rischio di estinzione, ma rimane del tutto indifferente davanti alla tratta di persone, si disinteressa dei poveri, o è determinato a distruggere un altro essere umano che non gli è gradito» (91).

In tutta l’enciclica, vero monumento di un rinnovato umanesimo integrale, ricorre, come filo conduttore del pensiero del Pontefice, il concetto della tutela della persona umana, della vita e della dignità umana quale riferimento etico per ogni tipo di azione politica, economica e culturale, con la precisazione per cui qualunque delle predette dimensioni che si risolvesse in atti contrari alla dignità umana, non sarebbe da considerare “ecologica”, ma contraria alla natura dell’uomo e del creato e per ciò stessa illegittima; scrive, infatti, Francesco: «Un antropocentrismo deviato dà luogo ad uno stile di vita deviato» (122).

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