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viernes, 5 de junio de 2015

Davanti a un fenomeno si deve anzitutto decidere se sia un bene o un male


Evitiamo equivoci sulle convivenze


di Riccardo Cascioli


In Italia dal 2008 al 2013 le convivenze sono raddoppiate fino oltre il milione e certamente il dato è andato crescendo ancora. Basta questo a giustificare una legislazione specifica che regolamenti la convivenza? Molti nella Chiesa sembrano dare per scontata una risposta affermativa e non passa giorno che non intervenga qualche vescovo, voglioso di mostrarsi al passo con i tempi, per invitare lo Stato a concedere questi “sacrosanti diritti” – come li ha definiti monsignor Nunzio Galantino, segretario della Conferenza episcopale italiana – alle coppie conviventi, anche dello stesso sesso. Il 3 giugno lo ha detto ancora una volta anche monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia (clicca qui): da una parte si chiede la difesa intransigente dell’unicità della famiglia naturale, dall’altra si concede una normativa sulle convivenze invocando l’articolo 2 della Costituzione.

La prima cosa che viene da chiedersi è come mai allora la Cei fece tutto quel pandemonio nel 2007 organizzando anche il Family Day per bloccare i Di.Co. proposti dai ministri Bindi e Pollastrini del governo Prodi. Se andiamo a riprendere quella proposta di legge vediamo che in fondo è in linea con tante dichiarazioni che vengono fatte oggi: ai diritti che già vengono riconosciuti da leggi esistenti e da sentenze della Corte Costituzionale aggiungeva sostanzialmente il diritto di successione e la reversibilità della pensione soltanto alle coppie di provata stabilità. Qualcosa dunque non quadra: o ci si sbagliava allora o si sbaglia adesso.

Né può essere una giustificazione per il cambiamento la crescita esponenziale del fenomeno. Se ragionassimo in questi termini allora dovremmo ammettere e regolamentare anche il furto negli appartamenti. Ci dicono infatti le statistiche che nel 2012 ci sono stati 240mila furti in appartamento con una crescita del 114% rispetto a dieci anni prima. Un boom analogo a quello delle convivenze. Allora cosa diciamo? Che lo Stato deve tutelare i “sacrosanti diritti” dei topi d’appartamento, magari imponendo ai condomini l’obbligo di scale esterne estensibili in modo che i ladri non rischino la vita arrampicandosi fino al quarto piano?

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