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domingo, 15 de marzo de 2015

Distinguendo tra liberalismo e libertinismo: che diritto ho di impedire che altri facciano quel che vogliono della loro vita?


"Nozze" gay, Sallusti risolve il dilemma liberale


di Rino Cammilleri

Con un bellissimo mini-editoriale Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, il 13 marzo ha tagliato il nodo gordiano che avvinghiava la gola dei liberali riguardo allo spinoso tema delle cosiddette nozze gay. Com’è noto, il parlamento europeo ha approvato una mozione che inserisce il «matrimonio» omosessuale tra i «diritti umani». Per la mentalità liberale la tentazione era la solita: io non sono d’accordo, ma che diritto ho di impedire che altri facciano quel che vogliono della loro vita?

In effetti, il radicalismo pannelliano, quantunque sempre e comunque appoggiato dalla sinistra, e malgrado i radicali si chiamassero tra loro «compagni» (non so se lo facciano ancora, ma così si esprimeva, in mia presenza, la storica leader Adele Faccio), ha sempre rivendicato la sua filiazione non marxista ma liberale. La famosa frase di Voltaire («Non sono d’accordo con la tua idea ma mi batterò fino alla morte perché tu possa esprimerla») da allora ha accompagnato la nostra esistenza e, spesso, paralizzato chi riteneva che certe idee non avessero alcun diritto. Naturalmente, Voltaire non si sognò mai di dire una frase del genere perché, per lui, le uniche idee con diritto di cittadinanza erano le sue. Fu una scrittrice inglese, Evelyn Hall, a immaginare, nel 1906, che così ragionassero gli illuministi francesi, allegramente sorvolando sull’uso meticoloso della ghigliottina da parte di questi ultimi contro chi aveva idee diverse dalle loro.

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