Porporati tedeschi agli stracci:
“Quelle di Marx sono chiacchiere da bar”
di Matteo Matzuzzi
di Lorenzo Bertocchi
«Nel contesto della Chiesa certe dichiarazioni sono più appropriate per una chiacchierata al bar». Lo ha detto il cardinale tedesco Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio consiglio Cor Unum, riferendosi ad alcune esternazioni del suo connazionale cardinale Reinhard Marx. Il testo è stato pubblicato da Kath.net dietro specifica autorizzazione del cardinale Cordes e il titolo è molto chiaro: “Protesto!”.
La missiva, inviata il 7 marzo al Die Tagespost, suona come un forte richiamo. Innanzitutto, secondo Cordes, c'è poco da essere ottimisti sul futuro del cattolicesimo in Germania. «Un sondaggio della Fondazione Bertelsmann ha rilevato che solo il 16,2% dei cattolici tedeschi occidentali credono in un Dio onnipotente come interlocutore personale; il resto dei cattolici identifica Dio come una provvidenza senza volto, un destino anonimo o una forza primordiale. Oppure lo negano semplicemente». Le dichiarazioni del cardinale Reinhard Marx, secondo Cordes, mostrano anche una certa «confusione teologica». Il primo riferimento è alla famosa battuta sulla chiesa tedesca che «non è una filiale di Roma». «Ogni Conferenza episcopale», disse Marx, «è competente, nel proprio ambito culturale, per quanto riguarda la pastorale e ha come compito il dovere di annunciare il Vangelo». «Come esperto di etica sociale», risponde Cordes, «forse il cardinale Marx conosce molto bene l'indipendenza delle filiali delle grandi aziende. Tuttavia nel contesto della Chiesa certe dichiarazioni sono più appropriate per una chiacchierata al bar». Anche perché i temi su cui si rivendica autonomia non riguardano «la nuova edizione del libretto dei canti, o la decisione sul percorso del pellegrinaggio di Altotting».
Il problema principale, infatti, si ritrova in un'altra dichiarazione del cardinale Marx, quella percui in Germania «non possiamo aspettare fino a quando un Sinodo ci dirà come dobbiamo comportarci qui sul matrimonio e la pastorale familiare». A giudizio di Cordes questa frase «non è certamente ispirata da uno spirito di comunione ecclesiale», mentre lo ritiene espressione di un «complesso anti romano» che è «una realtà propria delle latitudini settentrionali, dotate di forza centrifuga. Altamente distruttivo per l'unità della fede». Nello specifico, il problema dei divorziati risposati e del loro accesso all'eucaristia, dice Cordes, «è collegato al cuore della teologia» e «nemmeno un cardinale può separare la pastorale dalla dottrina con un colpo di mano». Parole dure che manifestano un’insofferenza molto forte per come la Conferenza episcopale tedesca vorrebbe, invece, risolvere questi problemi.
La protesta del presidente emerito di Cor Unum non risparmia neppure monsignor Franz Josef Bode, presidente della Commissione pastorale dei vescovi tedeschi, che ha partecipato alla conferenza stampa con il cardinale Marx. Il vescovo aveva richiamato un cambio di paradigma che mirava a includere tra le fonti della fede anche la vita vissuta dagli uomini del tempo. A questo proposito Cordes richiama il dibattito conciliare che «in ultima analisi ha concluso che sarebbe sbagliato considerare questi “segni dei tempi” della vita dell'uomo come fonte della fede (…) La Costituzione conciliare sulla divina Rivelazione insegna senza nessun dubbio che la fede della Chiesa Cattolica si nutre esclusivamente della Sacra Scrittura e della Dottrina della Chiesa».
di Matteo Matzuzzi
“Il cardinale Marx ha dichiarato lapidario: ‘Non siamo una filiale di Roma. Ogni conferenza episcopale è responsabile per la pastorale all’interno della propria sfera culturale e ha il compito peculiare di annunciare il Vangelo’.
Da persona che si occupa di etica sociale, il cardinale Marx s’intende di indipendenza delle filiali delle grandi aziende. Ma nel contesto della chiesa, dichiarazioni di questo tipo appartengono piuttosto a discorsi da bar”. A parlare così è un cardinale di santa romana chiesa, Paul Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio consiglio Cor Unum.
Tedesco come Marx, ha preso carta e penna e ha inviato al giornale Tagespost una lunga lettera in cui contesta “le dichiarazioni non confermate ma neppure smentite della Conferenza episcopale tedesca”. Si riferisce, Cordes, alle frasi dell’arcivescovo di Monaco e Frisinga sulle aspettative della chiesa di Germania riguardo il prossimo Sinodo ordinario di ottobre.
Marx aveva chiarito che, qualunque fosse stato l’esito dell’assise convocata dal Papa, i vescovi tedeschi sarebbero andati avanti nell’aprire le porte dell’eucaristia a divorziati e risposati e a rivoluzionare la teologia del matrimonio: “La frase ‘non possiamo aspettare fino a quando un Sinodo ci dirà come dobbiamo organizzare, qui, una pastorale sul matrimonio o sulla famiglia’ non è ispirata dallo spirito ecclesiastico della comunione. L’eccitazione antiromana – aggiunge il prelato – non è un’invenzione a tavolino, bensì una realtà con forza centrifuga alle latitudini settentrionali. Per l’unità della fede, essa è comunque altamente distruttiva”.
Reinhard Marx, nel suo intervento, aveva spiegato che in Germania si attendono risultati concreti e importanti dal Sinodo: “Già questo è sorprendente”, ribatte Cordes, che ha aggiunto: “In un sondaggio della Fondazione Bertelsmann è risultato che solo il 16,2 per cento dei cattolici della Germania occidentale crede in Dio. Tutti gli altri equiparano Dio a una Provvidenza senza volto, a un destino anonimo, a una forza primordiale. O semplicemente lo negano. Insomma, non abbiamo alcun motivo di metterci in mostra per la nostra fede di fronte alle chiese degli altri paesi”. Non sorprendono – ha detto ancora il cardinale – “soltanto le particolari attestazioni di valore che all’interno del mondo cattolico sembrerebbero essere riservate alla chiesa tedesca. Ancora di più irritano le indeterminatezze e le dichiarazioni teologiche del presidente della conferenza episcopale”.
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Cordes le suona a Marx:
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Cordes le suona a Marx:
le sue sono chiacchiere da bar
di Lorenzo Bertocchi
«Nel contesto della Chiesa certe dichiarazioni sono più appropriate per una chiacchierata al bar». Lo ha detto il cardinale tedesco Josef Cordes, presidente emerito del Pontificio consiglio Cor Unum, riferendosi ad alcune esternazioni del suo connazionale cardinale Reinhard Marx. Il testo è stato pubblicato da Kath.net dietro specifica autorizzazione del cardinale Cordes e il titolo è molto chiaro: “Protesto!”.
La missiva, inviata il 7 marzo al Die Tagespost, suona come un forte richiamo. Innanzitutto, secondo Cordes, c'è poco da essere ottimisti sul futuro del cattolicesimo in Germania. «Un sondaggio della Fondazione Bertelsmann ha rilevato che solo il 16,2% dei cattolici tedeschi occidentali credono in un Dio onnipotente come interlocutore personale; il resto dei cattolici identifica Dio come una provvidenza senza volto, un destino anonimo o una forza primordiale. Oppure lo negano semplicemente». Le dichiarazioni del cardinale Reinhard Marx, secondo Cordes, mostrano anche una certa «confusione teologica». Il primo riferimento è alla famosa battuta sulla chiesa tedesca che «non è una filiale di Roma». «Ogni Conferenza episcopale», disse Marx, «è competente, nel proprio ambito culturale, per quanto riguarda la pastorale e ha come compito il dovere di annunciare il Vangelo». «Come esperto di etica sociale», risponde Cordes, «forse il cardinale Marx conosce molto bene l'indipendenza delle filiali delle grandi aziende. Tuttavia nel contesto della Chiesa certe dichiarazioni sono più appropriate per una chiacchierata al bar». Anche perché i temi su cui si rivendica autonomia non riguardano «la nuova edizione del libretto dei canti, o la decisione sul percorso del pellegrinaggio di Altotting».
Il problema principale, infatti, si ritrova in un'altra dichiarazione del cardinale Marx, quella percui in Germania «non possiamo aspettare fino a quando un Sinodo ci dirà come dobbiamo comportarci qui sul matrimonio e la pastorale familiare». A giudizio di Cordes questa frase «non è certamente ispirata da uno spirito di comunione ecclesiale», mentre lo ritiene espressione di un «complesso anti romano» che è «una realtà propria delle latitudini settentrionali, dotate di forza centrifuga. Altamente distruttivo per l'unità della fede». Nello specifico, il problema dei divorziati risposati e del loro accesso all'eucaristia, dice Cordes, «è collegato al cuore della teologia» e «nemmeno un cardinale può separare la pastorale dalla dottrina con un colpo di mano». Parole dure che manifestano un’insofferenza molto forte per come la Conferenza episcopale tedesca vorrebbe, invece, risolvere questi problemi.
La protesta del presidente emerito di Cor Unum non risparmia neppure monsignor Franz Josef Bode, presidente della Commissione pastorale dei vescovi tedeschi, che ha partecipato alla conferenza stampa con il cardinale Marx. Il vescovo aveva richiamato un cambio di paradigma che mirava a includere tra le fonti della fede anche la vita vissuta dagli uomini del tempo. A questo proposito Cordes richiama il dibattito conciliare che «in ultima analisi ha concluso che sarebbe sbagliato considerare questi “segni dei tempi” della vita dell'uomo come fonte della fede (…) La Costituzione conciliare sulla divina Rivelazione insegna senza nessun dubbio che la fede della Chiesa Cattolica si nutre esclusivamente della Sacra Scrittura e della Dottrina della Chiesa».
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