Il 4 dicembre la corte di cassazione italiana ha assolto definitivamente “per non aver commesso il fatto” 7 sacerdoti e 17 madri e padri del Modenese, dopo che per sedici anni erano stati marchiati come autori di terrificanti delitti individuali e collettivi: stupri di bambini, orge, decapitazioni. Venti loro figli erano stati nel frattempo strappati alle loro cure, e sette degli accusati si erano uccisi o erano morti di crepacuore, come era avvenuto per don Giorgio Govoni, amatissimo parroco della zona.
È l’altra faccia, forse la più disonorante, di quella diabolica realtà/irrealtà che è la pedofilia, quando invece che praticata o persino esaltata – da Lolita a Pasolini – viene ritorta come arma d’accusa contro degli innocenti, fino a distruggerne le vite. Peggio ancora se sotto l’egida della giustizia.
Quello che segue è l’articolo che Lucia Bellaspiga ha pubblicato all’indomani della sentenza assolutoria su “Avvenire“, l’unico giornale che ha dato risalto alla notizia e ai suoi sconvolgenti antefatti.
La Chiesa giustamente si piega sulle vittime della pedofilia, a loro conforto. Ma anche queste altre sono vittime che esigono prossimità.
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INNOCENTI, 16 ANNI DOPO
di Lucia Bellaspiga
Il 12 novembre 1998, in piena notte e tra urla disperate, i loro quattro bambini erano stati portati via dalle forze dell’ordine. L’accusa per i due genitori, Lorena e Delfino Covezzi, era di far parte di una banda criminale di pedofili satanisti.
Per sedici anni da quel giorno non hanno più potuto vedere i loro figli (la più piccola aveva 3 anni, la più grande 11) cui nel frattempo è stato raccontato di quei due genitori orchi, responsabili di violenze inaudite, orge nei cimiteri, profanazioni, abusi su decine di bambini, persino decapitazioni delle piccole vittime.
Ieri, 4 dicembre 2014, la giustizia di questo Stato ha ammesso l’errore: assolti definitivamente per non aver commesso il fatto.
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