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viernes, 12 de febrero de 2016

Dopo le resistenze che ci sono state a lungo da Mosca questo incontro mette davvero le ali al dialogo.


Incontro Papa Kirill: impulso al dialogo teologico


di Fabio Colagrande

Importante per parlare al mondo

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"E' anche un fatto importante per lo stesso mondo ortodosso. Dimostra che dopo aver rafforzato i rapporti con il Patriarcato di Costantinopoli, la Chiesa di Roma può aprirsi ora al mondo slavo. Pur essendoci qualche rivalità fra Istanbul e Mosca sappiamo che anche il Patriarca Bartolomeo è felice di questa prima volta. Ciò dipende anche dallo stile di Papa Francesco che non dà adito a essere interpretato in modo sbagliato. E ciò è molto positivo".

Nuova spinta al dialogo teologico

"A settembre ci sarà la nuova plenaria della Commissione mista di dialogo tra cattolici e ortodossi", spiega mons. Spiteris. "Dovremo approvare un testo che con molta fatica abbiamo cercato di redigere insieme, sul tema della sinodalità e del primato. Non è stato facile: abbiamo compiuto già tre tentativi andati a vuoto. Ma credo che questa volta, anche grazie a incontri come questo, sarà quella buona. Lo Spirito Santo, infatti, lavora nella Chiesa, anche quando noi non ce ne accorgiamo".

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Un ecumenismo non solo di ‘facciata’

“Dopo le resistenze che ci sono state a lungo da Mosca – conclude infine mons. Spiteris – questo incontro mette davvero le ali al dialogo. Non dobbiamo aspettarci grandi effetti immediati, perché nel campo ecumenico le cose si fanno sempre a piccoli passi. Voglio sperare, soprattutto, che non sia solo l’evento di un ‘ecumenismo di facciata’, un ‘ecumenismo tra i capi’, ma che passi anche nelle coscienze dei fedeli. Mai come oggi, infatti, abbiamo sentito bisogno di unità come in questo tempo di divisioni, violenze e odio, in cui i cristiani sono chiamati più che mai a dare testimonianza di fraternità per potere poi predicare la pace al mondo”.

I pericoli del nazionalismo russo

La portata storica della decisione presa dal Patriarca Kirill è sottolineata anche dal novantaduenne padre Romano Scalfi, fondatore del Centro Studi ‘Russia Cristiana’, realtà italiana impegnata nel promuovere il dialogo ecumenico con Mosca fin dagli anni cinquanta. “Dobbiamo riconoscere che oggi la mentalità maggioritaria dei russi – spiega Scalfi – è dominata da un nazionalismo- imperialista che considera l’Occidente uno dei nemici da combattere. E include fra questi nemici anche la Chiesa cattolica”. “Non credo però che questa esaltazione della ‘Grande Russia’ si dimostrerà in futuro la corrente vincente, poiché tutto sommato è debole, priva di fondamento”.

Un muro che cade

“E’ vero – prosegue padre Scalfi – che è previsto che nell’incontro tra Francesco e Kirill non si affrontino temi teologici. Ma il solo fatto che il Papa e il Patriarca s’incontrino fa cadere un muro. Un metropolita del passato aveva detto che ‘i muri che innalziamo tra cattolici e ortodossi non arrivano in cielo’. E oggi a Mosca c’è un gruppo considerevole di persone che la pensa così e vuole ripartire dall’ecumenismo del cuore, cioè da ciò che ci unisce, come l’Eucarestia e tante altre cose, e non sottolineare le cose che ci distinguono”.

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Uniatismo non si risolve con i veti

Il principale ostacolo al dialogo fra cattolici e russi-ortodossi resta la questione dell’uniatismo che il Patriarcato di Mosca considera ancora una ‘ferita’ aperta. “Non è un problema solo della Chiesa ortodossa russa”, spiega padre Fasiolo. “Mosca è solo una delle Chiese ortodosse autocefale. Nella sinfonia delle Chiese ortodosse non vale il numero, la quantità, ma vale la rettitudine della fede. Certamente, il problema degli ”uniati” si sente forte in Ucraina perché è giurisdizione del Patriarcato di Mosca. Ma è un problema per tutta l’ortodossia e si avverte, per esempio, in questi giorni in Grecia, ad Atene, con il nuovo arcivescovo dei greco-cattolici di rito orientale”. “E’ dunque un problema generale”, spiega padre Fasiolo. “Ma non si risolve certo ponendo dei veti ma con il dialogo schietto che ha caratterizzato nel 1993 l’incontro di Balamand. Ci sono dei problemi che sono risorti negli ultimi anni? Bene, dobbiamo avere il coraggio, come Chiese, di affrontarli, ma in modo fraterno e senza inutili chiusure”.


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