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jueves, 5 de marzo de 2015

«Non è uno scontro tra Russia e Ucraina ma tra due modi d’intendere la Russia»


Il delitto Nemtsov: q
uel nazionalismo russo che può spingere a uccidere

di Luigi Geninazzi


L’impressione, inutile nasconderselo, è che la Russia stia diventando sempre più pericolosa: per i suoi vicini, minacciati e aggrediti, ma anche per quei suoi cittadini, diffamati, arrestati e uccisi nel caso vogliano esprimere ad alta voce la loro critica alla politica muscolare e autoritaria del Cremlino.

Boris Nemtsov, assassinato a colpi di pistola l’altra sera nel centro di Mosca, non aveva nulla del classico dissidente, intellettuale e riservato. Era invece un figlio ribelle della Nomenklatura, già brillante politico destinato a una carriera di successo all’indomani della caduta dell’Unione Sovietica, giovane ed estroverso governatore di Nizhny Novgorod, la terza città della Russia, pupillo del presidente Eltsin di cui veniva considerato il delfino. Ma, come sappiamo, la storia è andata diversamente e nelle stanze del potere s’insediò non già un ex governatore riformista, ma un ex uomo del Kgb dagli occhi di ghiaccio.

Da allora Nemtsov smise di frequentare i palazzi di governo per diventare spesso ospite delle celle carcerarie dove finiva puntualmente ogni volta che organizzava una manifestazione di protesta. «Quel che voglio è una cosa molto semplice: far sì che la Russia diventi un Paese europeo dove governare non significa dominare e dove cittadino non è sinonimo di suddito», mi disse quando lo intervistai nel bel mezzo delle massicce contestazioni che si tenevano nel Paese tra il 2010 e il 2011.

Aveva fondato un gruppo dal nome evocativo di Solidarnost che raccoglieva poche migliaia di aderenti, non certo i dieci milioni della
Solidarnosc polacca. Con gli altri oppositori, l’ex premier Kasyanov, lo scacchista Kasparov, il blogger Navalny, aveva rapporti tumultuosi. Kasyanov ha scelto il basso profilo, Kasparov passa la maggior parte del tempo all’estero perché si sente minacciato, Navalny subisce continui processi e in questi giorni si trova in prigione.

L’eliminazione brutale di Boris Netmsov, compiuta alla vigilia della marcia di protesta prevista per oggi, domenica, a Mosca e a un anno di distanza dall’invasione della Crimea, è un messaggio in stile mafioso, un omicidio politico che ricorda quello della giornalista Anna Politkovskaja.

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