Di Lorenzo Albacete
Un articolo apparso su Tempi, in cui Albacete raccontò lo scambio di battute col feroce dittatore cubano, scomparso oggi
E’ morto Fidel Castro, rivoluzionario comunista e feroce dittatore cubano (leggete la nostra recente intervista a Armando Valladares, prigioniero di coscienza per 22 anni). Qui di seguito vi riproponiamo un passaggio di un articolo che Lorenzo Albacete scrisse su Tempi nell’agosto 2006.
Al tempo del viaggio a Cuba di Giovanni Paolo II fui invitato dal governo dell’Avana (apparentemente per un articolo che avevo scritto per il New Yorker) a partecipare a un ricevimento che Castro aveva organizzato per i vescovi americani in occasione della visita papale. Nel mio articolo avevo evitato argomenti politici e mi ero concentrato sulla visione religiosa di Castro, che gli derivava dall’educazione presso i gesuiti.
Quando gli fui presentato come teologo, mi guardò e chiese: «Mi dica, i teologi hanno scoperto che tipo di pesce moltiplicò Gesù?». Non sapevo come interpretare questa domanda. Era serio? Si stava prendendo gioco della teologia? Dopo un momento di silenzio risposi: «Erano orate rosse». Castro sorrise: «Non ci sono orate rosse in quelle acque». E io replicai: «Beh, questo è parte del miracolo!». Fortunatamente gli piacque la mia risposta e rise. Ma aveva un’altra domanda, «una seria»: «Perché ci sono più conversioni in Africa che in Cina?». Per gli africani, spiegai, è più facile accettare la presenza del divino nell’umano (l’Incarnazione) visto che il loro senso religioso è più “naturacentrico” mentre all’Est il senso religioso è totalmente scisso da spazio e materia. Castro ci pensò su e osservò: «I gesuiti non me l’hanno mai detto». Risposi: «Bè, io sono andato a una scuola cattolica». Fortunatamente rise ancora. Poi promisi che gli avrei mandato un libro sul senso religioso che avrebbe trovato interessante. E così feci: quando tornai a New York gli mandai il libro di don Luigi Giussani autografato.
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