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domingo, 13 de diciembre de 2015

Giubileo: in spirito di penitenza, di conversione, di pietà e di carità.


Le grazie del Giubileo in un’epoca di crisi


di Cristina Siccardi


Nella Chiesa cattolica il Giubileo è l’anno della remissione dei peccati, della conversione, della penitenza sacramentale, della riconciliazione con Dio. Senza questi elementi il Giubileo non ha effetti salvifici sulle anime. Dunque anche per il Giubileo, come tutto ciò che costituisce la Chiesa, vale la Tradizione e, secondo la Tradizione, l’anno giubilare è misericordioso se è centrato su Cristo Giudice.

Nel Nuovo Testamento Gesù si presenta come Colui che porta a compimento l’antico Giubileo, poiché, Egli stesso disse, di essere venuto a «predicare l’anno di grazia del Signore», riprendendo le parole di Isaia (Lc 4,19; Is 61,2). Quali sono i motivi per cui il Sommo Pontefice apre un Giubileo?

Il Giubileo cattolico trova le sue radici nell’Antico Testamento. Infatti la Legge mosaica aveva fissato per il popolo ebraico un anno particolare (Lv 25, 10-13). Il termine Giubileo deriva da jubilaeum, che risale all’ebraico jōbēl, ovvero capro, con riferimento al corno di capro che annunciava la solennità ebraica. Presso gli Ebrei, la legge biblica disponeva, infatti, che ogni 50 anni si celebrasse un anno di giubileo con l’astensione dal lavoro agricolo, l’affrancamento degli schiavi, la remissione dei debiti, la ridistribuzione della terra.

Nella Chiesa cattolica, il Giubileo è una grazia straordinaria d’indulgenza per la remissione dei peccati e delle pene dovute per i peccati e le trasgressioni commesse, grazia concessa dal Santo Padre in particolari occasioni a chi visita qualche luogo sacro determinato, in spirito di penitenza, di conversione, di pietà e di carità.

Documenti cronacistici del 24 dicembre 1299 riportano come masse di pellegrini richiedessero una «Indulgenza Plenaria» per la fine del secolo e pertanto si mossero verso Roma per ottenere la remissione completa di tutte le colpe. Memorie del Cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi nel documento De centesimo sive Jubileo anno liber parlano di un vecchio di 108 anni che, interrogato da Bonifacio, asserì che 100 anni prima, il 1º gennaio 1200, all’età di 7 anni, insieme a suo padre si era recato da papa Innocenzo III per ricevere l’«Indulgenza dei Cent’Anni».

Un altro evento che precorse il Giubileo, non si sa se ispirato a sua volta all’Indulgenza dei Cent’anni, fu la Perdonanza istituita da Celestino V: il 29 settembre 1294 con la Bolla del Perdono egli stabilì che recandosi nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio nella città dell’Aquila, tra il 28 ed il 29 agosto, veniva concessa l’indulgenza plenaria a tutti i confessati e pentiti. La “Perdonanza Celestiniana”, che si ripete tuttora ogni anno, ha in comune con il Giubileo l’indulgenza in cambio del pellegrinaggio. Queste le parole di benedizione che vengono pronunciate all’apertura della Porta Santa di Santa Maria di Collemaggio: «Apritemi le porte della giustizia: voglio entrarvi e rendere grazie al Signore. È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti».

Celestino V promulgò l’Indulgenza plenaria anche per la città di Atri e possiede le stesse caratteristiche della Perdonanza aquilana. Pochi anni dopo il successore di Celestino, papa Bonifacio VIII, istituì il primo Giubileo della Chiesa con la BollaAntiquorum habet fida relatio, emanata il 22 febbraio 1300. Con questa bolla si concedeva l’Indulgenza plenaria a tutti coloro che avessero fatto visita trenta volte, se erano romani, e quindici se erano stranieri, alle Basiliche di San Pietro e San Paolo fuori le mura, per tutta la durata dell’anno 1300; questo Anno Santo si sarebbe dovuto ripetere in futuro ogni cento anni.

Fra i pellegrini troviamo Dante, Cimabue, Giotto, Carlo di Valois, fratello del re di Francia, con la consorte Caterina. Proprio Dante scrive nella Divina Commedia che l’afflusso dei pellegrini a Roma fu tale che divenne necessario regolamentare il senso di marcia dei pedoni sul ponte di fronte a Castel Sant’Angelo: «come i Roman per l’essercito molto,/ l’anno del giubileo, su per lo ponte / hanno a passar la gente modo colto, / che da l’un lato tutti hanno la fronte / verso ‘l castello e vanno a Santo Pietro, / da l’altra sponda vanno verso ‘l monte.» (Inferno XVIII, 28-33).

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