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lunes, 10 de agosto de 2015

Il cosiddetto Stato Islamico, Is, non avrebbe retto a lungo senza il sostegno e l’aiuto occulto della Turchia.


Così l'islam vuole conquistare l'Europa cristiana

di Robi Ronza

La notizia della imminente costruzione a Bucarest, grazie a finanziamenti del governo turco, di quella che si prospetta come la più grande moschea d’Europa conferma che sotto l’ormai lungo governo di Recep Tayyip Erdogan la Turchia si sta mettendo su una china se non pericolosa quanto meno preoccupante. Poi bisogna sempre distinguere tra i propositi e la capacità di realizzarli, ma i propositi evidentemente ci sono. Malgrado tutte le lacrime e il sangue che sparse per liberarsene, e malgrado la censura ufficiale di tale memoria, nel profondo la Turchia moderna resta legata al ricordo mitico dell’Impero Ottomano.

E più che mai lo è con l’attuale governo. Sconfitto nella Primaguerra mondiale ed estintosi fra 1918 e il 1923, l’Impero Ottomano, di cui la Turchia era il nucleo, al massimo della sua estensione andava dalla Bosnia all’attuale Iraq, e dall’attuale Romania all’Algeria. Che perciò nella capitale della Romania -- antico dominio ottomano dove però i musulmani sono oggi soltanto 70 mila circa su oltre 21 milioni di abitanti -- il governo di Ankara vada a finanziare un complesso che si estende su un’area di 11 mila metri quadri, è un fatto che non si spiega se non nel quadro del sogno inconfessato di cui si diceva. Benché in declino demografico netto (come pure la vicina Bulgaria), la Romania, Paese membro dell’Unione europea, è divenuta una meta rilevante di investimenti industriali turchi. Gruppi manifatturieri turchi interessati al mercato dell’Ue aprono stabilimenti in Romania per poter così produrre all’interno del mercato comune europeo con tutti gli ovvi vantaggi che ne derivano. Tutto questo non basta però a giustificare la costruzione nel centro di Bucarest di un complesso che sarà composto, oltre che della moschea, anche di un centro universitario per 6 mila studenti.


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