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domingo, 22 de mayo de 2016

Nelle università americane i conservatori sono discriminati


Alla sinistra vanno bene tutte le diversità, tranne quella di pensiero

di Benedetta Frigerio

Nicholas Kristof, editorialista nel New York Times: «Ci vanno bene le persone che non ci assomigliano, ma solo fino a quando la pensano come noi»

Secondo un sondaggio australiano, circa l’80 per cento delle università, con il nobile intento di non discriminare nessuno, ha introdotto regolamenti che restringono la libertà di espressione. La notizia conferma il paradosso che si sta verificando anche negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali, dove i campus sono diventati un luogo in cui pare ormai impossibile discutere di un qualsiasi argomento senza offendere qualcuno.

DIVERSI MA ALLINEATI. Ad ammetterlo, di recente, è stato il New York Times con un articolo di Nicholas Kristof, editorialista del quotidiano progressista nonché vincitore di due premi Pulitzer. L’articolo, intitolato “Una confessione dell’intolleranza liberal”, comincia così: «Noi progressisti crediamo nella diversità e vogliamo che le donne, i neri, gli ispanici, i gay e i musulmani siedano al tavolo con noi, a meno che siano conservatori». In poche parole, «ci vanno bene le persone che non ci assomigliano, ma solo fino a quando la pensano come noi».

«SONO TUTTI IDIOTI». Kristof racconta di averlo capito dopo aver intervistato George Yancey, professore universitario di sociologia. Yancey, afroamericano evangelico, gli aveva spiegato che «fuori dal mondo accademico affronto più problemi per il fatto di essere nero, ma dentro affronto più problemi per il fatto di essere cristiano e in un modo imparagonabile». Il giornalista aveva quindi scritto su Facebook che nelle università americane i conservatori sono discriminati, provocando reazioni come queste: «La visione dei conservatori consiste in idee che sono empiricamente note per essere false»; «la verità ha un’inclinazione liberal»; «perché non rendere le facoltà più inclusive assumendo degli idioti?».

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