Clima, Parigi. L’ennesimo accordo fatto di promesse
di Rodolfo Casadei
18 anni dopo il Protocollo di Kyoto, mai rispettato, la Conferenza di Parigi ha firmato uno “storico” documento. Tutti decisi a salvare il pianeta ma nessuno sa come. Se non spendendo trilioni di dollar
Si è chiusa Cop21, la Conferenza mondiale sui cambiamenti climatici presentata come l’ennesima ultima spiaggia delle speranze di salvezza del pianeta dal surriscaldamento globale, con un accordo definito da molti “storico”. In realtà il testo approvato fissa obiettivi e procedure, ma di fatto non impone obblighi, e fa venire in mente la famosa frase di Franz Kafka: «Esiste un punto d’arrivo, ma nessuna via». Diciotto anni dopo il Protocollo di Kyoto che fu sottoscritto e poi rinnegato da molti paesi, tutti si sono ritrovati d’accordo nel dire che bisogna fare qualcosa per mitigare il previsto aumento della temperatura terrestre nei prossimi decenni, che risulterebbe dannosissimo per la vita umana. Ma su quali siano i mezzi migliori per farlo e soprattutto sul chi debba pagare, la vaghezza è massima.
Con l’accordo di Parigi i paesi industrializzati si sono impegnati a versare 100 miliardi di dollari all’anno dal 2020 ai paesi poveri per attenuare gli effetti su di essi dei cambiamenti climatici e per assistere la loro transizione all’economia decarbonizzata (cioè senza emissione di Co2 e altri gas climalteranti), e ad aumentare la cifra dal 2025; tutti i paesi si sono impegnati a ridurre di una misura imprecisata le proprie emissioni per mantenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2 gradi rispetto a quella dell’epoca pre-industriale, a presentare piani nazionali trasparenti di tagli delle emissioni ogni cinque anni e a perseguire l’obiettivo di emissioni a somma zero nella seconda metà del XXI secolo. Punto. Di più non si poteva ottenere, perché i paesi in via di sviluppo vogliono poter continuare a consumare petrolio e carbone per la loro crescita economica, e vi rinuncerebbero solo se i paesi ricchi sviluppano e forniscono loro nuove tecnologie, e i paesi ricchi non sono disposti a pagare tutto per tutti.
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