Leggere il WSJ e il NYT e scoprire che «non è l’Indiana che attacca i gay, sono i liberali che attaccano la religione»
di Leone Grotti
I due autorevoli quotidiani si schierano contro la «nuova intolleranza» degli attivisti omosessuali verso la legge dell’Indiana
«La libertà religiosa è un valore che merita il nostro più profondo rispetto, anche quando porta al disaccordo su temi fondamentali come la definizione del matrimonio». L’op-ed scritto sul New York Times da David Brooks è di quelli che non ti aspetti. L’articolo in difesa del principio affermato dalla legge Indiana Religious Freedom Restoration Act non è scontato, visto l’esercito mediatico che si è scagliato contro i parlamentari e il governatore dello Stato americano.
La nuova legge è una versione della norma federale sulla libertà religiosa (Rfra) che venne approvata alla quasi unanimità e firmata dal presidente Bill Clinton nel 1993. Poiché recenti sentenze giudiziarie negli Stati Uniti hanno svuotato di contenuto quella legge, l’Indiana ha deciso di approvarne una valida nel suo territorio. Firmata dal governatore Mike Pence il 26 marzo, prevede il rispetto della libertà religiosa negli esercizi commerciali.
CHI SONO I DISCRIMINATI?
Il fuoco di fila dei critici, che hanno bollato questa legge come discriminatoria verso i gay, non si è fatto attendere. Barack Obama ha parlato di «provvedimento ingiusto e non in linea con i valori americani», mentre l’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, si è sentito in dovere di scrivere sul Washington Post che «si oppone a questa ondata di leggi» che «razionalizzano l’ingiustizia con il pretesto di difendere una cosa che noi tutti abbiamo a cuore».
«Qual è il nocciolo della questione?», scriveva ieri Mattia Ferraresi sul Foglio. «La discriminazione di certe categorie, soprattutto lgbt, come effetto collaterale della libertà religiosa negli esercizi commerciali. L’esempio classico è il pasticciere che si rifiuta di fare una torta per un matrimonio fra persone dello stesso sesso perché la pratica viola il suo credo: quello che il pasticciere vede come un rifiuto legittimo, questione di libertà, per Cook è un’inaccettabile discriminazione».
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