sábado, 20 de diciembre de 2014

Non si può che rallegrarsi per la freschezza de Roberto Benigni, che però non è un teologo.


Bello lo spettacolo di Benigni, ma non è vero che il cristianesimo ha avvelenato il messaggio biblico

da Giuliano Guzzo


Non si può che rallegrarsi per la freschezza del comico toscano, che però non è un teologo. Qualche osservazione dostoevskiana

Tratto dal blog di Giuliano Guzzo - Il seguitissimo show di Roberto Benigni andato in onda in questi giorni su Rai 1 è stata l’occasione, per milioni di Italiani, per tornare a riflettere sui Dieci Comandamenti e questo rappresenta senza dubbio un elemento apprezzabile, tanto più in una fase storica in cui la religione tende ad essere relegata all’ambito individuale smarrendo la propria costitutiva dimensione pubblica. Al mattatore toscano va inoltre riconosciuto il merito d’aver restituito attualità e freschezza a dettami che diversamente, agli occhi di parecchi, avrebbero mantenuto un’àura cupa e punitiva; con passione e poesia Benigni ha saputo invece condurre il pubblico verso una riscoperta della quale – se si è onesti, ed al di là di considerazioni sui comunque astrali e discutibili compensi del protagonista de “La vita è bella” - non si può che rallegrarsi, specie alla luce dei contenuti incommentabili sovente proposti sul piccolo schermo.

Detto questo e senza misconoscere la bellezza dello spettacolo di Benigni, anzi cogliendo proprio spunto dallo stesso, vi sono tuttavia alcune imprecisioni sulle quali – per amore di verità – non si può sorvolare. La prima riguarda il fatto che in nome di Dio si sarebbero commesse atrocità: vero, purtroppo. Ma generalizzare o esagerare, in tutti i casi incluso questo, sarebbe sbagliato. Infatti non solo è nel Novecento, secolo che certo non ha brillato per devozione religiosa, che si sono verificati i crimini più feroci di sempre, ma in seguito ad un accurato esame di quasi 1.800 conflitti si è appurato come meno del 7% di questi, in realtà, sia stato originato da motivi religiosi (Encyclopedia of Wars, 2004). Per quanta ostilità si possa avere verso la religione, le cause delle peggiori crudeltà vanno dunque ricercate altrove.

Non convince neppure l’idea – proposta da Benigni – secondo cui alla luce dei Comandamenti, in particolare del Terzo, si evincerebbe una sostanziale parità fra gli uomini e gli animali. Del resto, senza scomodare Gesù il quale chiaramente spiegava che l’uomo vale «più di molti passeri» (Mt 10,31), è Dio stesso, nell’Antico Testamento, non solo a permettere bensì a prescrivere sacrifici animali o perfino ad effettuarli, come quando Adamo ed Eva peccarono e fu il Signore stesso a consegnare «all’uomo e alla donna tuniche di pelli» (Gen 3,21), mentre del contrario – abiti in pelle umana destinati ad animali – non si ha notizia, a suffragio della supremazia umana sul mondo animale. Com’è allora possibile far dire al Decalogo una cosa in antitesi con la Bibbia? Mistero o, più semplicemente, libera espressione della creatività artistica.

L’errore più grave dell’attore toscano nel corso del suo show, però, è stato accusare la Chiesa d’aver inasprito Comandamenti; come se il Cristianesimo avesse avvelenato il messaggio biblico, in particolare per quanto concerne il Sesto Comandamento che la Chiesa – a sentire Benigni – avrebbe furbescamente manomesso sostituendo il divieto di adulterio con quello di commettere atti impuri e trasformando una regola accettabile in una prescrizione folle.

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