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sábado, 19 de enero de 2013

Bel dibattito sull’unità e diversità: Comunione e Liberazione - l’unità del movimento non è una omologazione politica -è proprio la fede il fattore determinante della nostra unità, anche quando possiamo pensarla diversamente su questioni contingenti

Cl non è un partito. 

«L’esperienza cristiana è protagonista della vita civile»


Gennaio 2, 2013 Redazione

Benedetto XVI: «I cristiani non cercano l’egemonia politica o culturale, ma, ovunque si impegnano, sono mossi dalla certezza che Cristo è la pietra angolare di ogni costruzione umana. […] Il contributo dei cristiani è decisivo solo se l’intelligenza della fede diventa intelligenza della realtà, chiave di giudizio e di trasformazione» (21 maggio 2010)

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Riportiamo il comunicato stampa pubblicato sul suo sito dal movimento di Comunione e Liberazione.

Il comunicato stampa sulla situazione politica del movimento di Comunione e Liberazione che ricorda le parole di don Luigi Giussani negli anni Settanta



I mezzi di informazione continuano a chiamare in causa il nome di Comunione e Liberazione a proposito delle vicende politiche, paventando divisioni e contrasti all’interno del movimento sulle scelte elettorali dei prossimi mesi.

Per prima cosa, desideriamo ribadire quanto è da sempre nella natura di CL, ma che in questo momento è particolarmente evidente: l’unità del movimento non è una omologazione politica

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In secondo luogo, alla luce di questa preoccupazione fondamentale, l’impegno politico in senso stretto riguarda la persona e non CL in quanto tale.


Nota di Comunione e Liberazione sulla situazione politica e in vista delle prossime scadenze elettorali


Leggi di Più: Cl: «Non siamo un partito» | Tempi.it 





Lettera ai ciellini candidati in attesa di giudizio comune


Gennaio 9, 2013 Antonio Simone


Gennaio 9, 2013 Antonio Simone
Per don Giussani «i cristiani devono tendere all’unità in tutto, anche in politica. Perciò è un dolore non trovarsi dello stesso parere, non un diritto conclamato sconsideratamente»

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L’insegnamento di don Giussani e la sua insistenza sul brano del Vangelo di Giovanni 17, l’ultima preghiera di Gesù («Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una cosa sola… perché il mondo creda che tu mi hai mandato»), mi ha sempre portato a sentire come dolorosa la divisione, in tutti gli ambiti, soprattutto davanti al mondo, nell’impegno politico e civile.

È doloroso se quel segno di unità non è possibile. Bisogna dirlo. Ecco, cari amici che per tanti anni avete condiviso con me la presenza in politica, ciò che non avete detto nelle interviste in reazione al comunicato di Comunione e Liberazione circa la responsabilità personale delle scelte politiche. Prima sta il dolore della non unità, poi la responsabilità personale, che per altro è di per sé ovvia rispetto a ogni singolo atto dell’individuo nel contesto civile. Solo chi vuole male alla Chiesa cerca di far ricadere su di essa gli errori o i reati dei singoli. E difatti questo è il sistema che usano i giornali e i potenti di turno per censurare la vita della Chiesa. Ma anche io, per evitare fraintendimenti, mi rifaccio ad alcuni brani di don Giussani ripresi da alcune interviste:


Come giudica le divergenze tra cattolici che si manifestano sul terreno sociale o politico?
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Per molti invece il pluralismo è un valore in sé…

«È esattamente questo che noi combattiamo. Il Sinodo, parlando dei cristiani, non ha usato la parola “pluralismo”, ma “multiformità”: multiformità è, per esempio, la presenza nella Chiesa del movimento dei Focolari, dell’Azione Cattolica, di Cl, che sono diverse modalità di sperimentare la stessa cosa che è il fatto cristiano; così fra loro c’è un’affinità, una parentela profonda. Uno è contento di vedere che l’altro ha una fantasia diversa dalla propria…» (Luigi Giussani, L’io, il potere, le opere, Marietti).

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«Guai a noi se ripetessimo l’errore fatto nel 1948, quando alla Democrazia cristiana venne in pratica irrevocabilmente delegata la gestione della presenza politica dei cattolici, ponendo così la premessa di una delle principali cause del suo successivo declino e sgretolamento politico e morale. C’è fra noi tutti in quanto Cl, ed i nostri amici impegnati nel Movimento Popolare e nella Dc, una irrevocabile distanza critica. Per essere riconosciuti, per essere oggetto dell’attiva simpatia cui prima ho accennato, e per venire più facilmente seguiti dai singoli membri delle nostre comunità, essi devono parteciparne e accettare continuamente che le loro scelte siano sottoposte al giudizio comune, che emerge dalla vita della comunità, dai suoi bisogni e dai criteri che in essa si affermano e trovano verifica. Ed a questa distanza critica noi non rinunceremo mai» (Luigi Giussani, Il movimento di Comunione e Liberazione. Conversazioni con Robi Ronza, Jaca Book)

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Leggi di Più: Lettera ai ciellini candidati in attesa di giudizio comune | Tempi.it 



“Ciò che non parte unito non si unisce più”. 


Cosa distingueva Giussani da Lazzati



Gennaio 19, 2013 Antonio Simone


“L’unità dei distinti” di Lazzati. L’insistenza sull’unità di don Giussani. Una bella paginetta di storia (Massimo Camisasca, “Comunione e Liberazione”)

Caro direttore, a proposito del bel dibattito sull’unità e diversità, mi permetto segnalare una bella paginetta di storia (Massimo Camisasca, “Comunione e Liberazione”, vol. III, pp.163-164, 2006) che evidenzia bene la novità della concezione giussaniana.

«In Lazzati troviamo in primo piano l’ascesi, la volontà, la battaglia, l’idea gemelliana del Regno. “Nel suo parlare e nella sua vita spirituale si coglieva certamente la sua formazione di matrice ignaziana”, ha scritto il cardinale Attilio Nicora.

In Giussani invece in primo piano è sempre l’ontologia nuova realizzata dall’Incarnazione. Si comprende meglio tutto ciò se lo si approfondisce anche in rapporto all’incontro di Lazzati con Umanesimo integrale di Maritain.
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Il fondatore di CL ripeteva spesso: ciò che non parte unito non si unisce più».



Leggi di Più: Luigi Giussani e Giuseppe Lazzati | Tempi.it 




DA TEMPI - 

La nostra è una unità che precede le scelte politiche (anche diverse)


di Andrea Simoncini
17/01/2013 - La lettera di Andrea Simoncini, del Consiglio di Presidenza di Comunione e Liberazione, sulla Nota del movimento in merito alla situazione politica (da "Tempi", n.3, 23 gennaio 2013)
La forza della fede è nella capacità di intervenire su tutti gli aspetti dell’esperienza umana; e perciò, poiché è proprio la fede il fattore determinante della nostra unità, anche quando possiamo pensarla diversamente su questioni contingenti, ....
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