sábado, 16 de enero de 2016

La lettera di un parroco di Dieppe


Ma in un angolo di Francia si fa la fila al confessionale


Caro Sandro,

la lettura dell'articolo "Giubileo della misericordia, ma con i confessionali vuoti" mi ha lasciato senza fiato. Quale amaro dispiacere che lei dia eco a ragionamenti che legano troppo intimamente il papato alla celebrazione dei sacramenti, e in particolare alla confessione sacramentale. A meno che giustamente lei non abbia deciso di pubblicare la lettera di quel sacerdote nella speranza di trovare dei contraddittori. Ebbene, eccomi! E lei può fare pure il mio nome e il luogo della missione.

Da quando nel settembre del 2013 sono arrivato a Dieppe, dove più di due volte all'anno già si tenevano delle confessioni nell'arco dell'intera giornata con i preti del decanato, ho introdotto quattro ore di confessione in ogni sabato dell'Avvento e della Quaresima, in tutte le sere della settimana santa così come in tutte le sere dall'ultima domenica di Avvento fino a dopo la messa del mattino del 24 dicembre. Non un minuto di respiro mi è stato concesso, nemmeno per recitare un poco di breviario o il rosario, facendo anch'io un po' di penitenza alla maniera del curato d'Ars.

Se, per loro grazia, un certo numero di penitenti sono regolari nelle feste – e la loro confessione è abbastanza rapida –, un gran numero di altri si sono presentati alla misericordia di Dio con una immensa speranza.

Impossibile, perché non li ho contati, dirle il numero di uomini e di donne che non si confessavano da decenni eppure facevano la comunione ogni domenica.

Impossibile dirle il numero di quelli che entrando "per caso" nella chiesa hanno sentito un appello a confessarsi.

Impossibile entrare nei particolari delle confessioni delle colpe, ma posso assicurarle che papa Francesco ha anche lui un'influsso sui penitenti, a cominciare dal "chi sono io per giudicare?". In effetti, questi fedeli che ritornavano al sacramento della confessione avevano capito che con questo sacramento si rimettevano a Dio e se la Chiesa lo proponeva era perché c'era una ragione. Quante lacrime, soprattutto in molti uomini, sconvolti nella loro esistenza e felici di ricevere una parola che li rimetteva in piedi!

Mi permetta ancora di aggiungere che se la parola ricorrente del parroco sulla vita sacramentale può avere un effetto, anche internet ne può avere. Sono numerosi coloro che arrivano con un foglio in mano con su scritto l'atto di dolore – "Mi scusi ma non lo so a memoria" – ma anche con una riflessione profonda e insolitamente giusta sui loro peccati, grazie alle loro ricerche in vari siti cattolici. Sono numerosi anche quelli che recitano assieme al prete: "Padre nostro… rimetti a noi i nostri debiti".

Infine, come non testimoniarle l'intensità della confessione dei bambini del catechismo (della scuola cattolica o della parrocchia), fin dal primo anno (e non solo alla vigilia della loro prima comunione, che sarà spesso l'ultima al pari della confessione). Sono fieri di questo colloquio privato con il sacerdote. Sanno descrivere molto bene i peccati commessi, senza giri di parole. Spesso diventano non dei ragazzi modello ma dei testimoni della misericordia presso i loro amici e parenti. Questi ultimi mi chiedono spesso con un sorriso "che cosa mai le hanno detto".

Nel momento in cui si seppellisce il vecchio parroco del villaggio delle mie vacanze, che fino ai suoi ultimi giorni seppe rendersi disponibile ai penitenti, spero che altri preti si facciamo avanti a confermare la mia testimonianza. Grazie di renderne conto!

Geoffroy de la Tousche
Parroco a Dieppe
Arcidiocesi di Rouen, Francia



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