sábado, 23 de mayo de 2015

Un orientamento che non contribuisce affatto a frenare la crisi del cristianesimo in Occidente.


Se il cristianesimo fosse nato nel nostro secolo


di Robi Ronza
La conversione al cristianesimo nei primi secoli


Non solo per la Chiesa ma anche per la causa della libertà in genere la situazione è peggiore di quanto si potesse immaginare: è questo, se si va anche oltre all’immediato, il succo che si può ricavare da larga parte dell’esito delle consultazioni promosse dalle conferenze episcopali dell’Occidente in vista dell’ormai imminente Sinodo per la Famiglia.

Al di là dei singoli giudizi l’idea di fondo è la seguente: la Chiesa deve seguire le opinioni più comuni e diffuse, o comunque non distanziarsene troppo. Facendo leva su una comprensione equivoca di lodevoli concetti come quello di “ascolto”, e di fondamentali virtù come quella di “misericordia”, si arriva dritti alla pretesa che il magistero si trasformi nel docile cappellano dell’ordine costituito e della cultura dominante del momento, quali che essi siano. Un orientamento che – come i fatti dimostrano – non contribuisce affatto a frenare la crisi del cristianesimo in Occidente. Ridotta così l’esperienza cristiana non ha ovviamente nulla di interessante.

Diverso in quanto all’origine, ma identico in quanto al traguardo è poi l’atteggiamento di chi, pur partendo da posizioni a prima vista non così subalterne, dà certe battaglie per perse e quindi non meritevoli di venire combattute. Facciamo ad esempio il caso di chi ritiene che in Italia non valga la pena di opporsi con fermezza all’introduzione dello pseudo-matrimonio tra omosessuali perché “in tutto il resto d’Europa c’è, e presto o tardi arriverà anche da noi”. Tra l’altro in realtà esiste finora soltanto in 9 Stati membri dell’Unione Europea su 28 più due che non fanno parte dell’Unione, ma soprattutto non si vede perché mai l’Italia non abbia il diritto, anzi il dovere di assumere posizioni alternative a quelli di altri Paesi.

Curiosamente in una tale prestabilita arrendevolezza si ritrovano le tracce di un pregiudizio di matrice illuministica: quello secondo cui i Paesi dell’Europa occidentale che non hanno accolto la Riforma, restando perciò di tradizione cattolica, si sono condannati a un costante ritardo nel processo di ammodernamento. Un ritardo cui non possono rimediare se non cogliendo al volo ogni occasione per accodarsi a ciò che accade e si legifera nel Nord Europa. Non si può sfogliare un numero de la Repubblica o de L’Espresso senza imbattersi in continuazione negli echi di questo luogo comune che poi rimbalza ovunque sulle più diverse testate che ad essi fanno riferimento, dai giornali di moda a quelli di gastronomia, di salute e benessere e così via.

Se fra le comunità della Chiesa primitiva avesse prevalso questo modo di pensare la fede cristiana non sarebbe nemmeno uscita dalla Palestina; e anche lì, salvo interventi provvidenziali, si sarebbe molto probabilmente presto estinta.

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