lunes, 18 de mayo de 2015

Il problema della libertà in Kierkegaard


TESTO CONFERENZA PROF. GARAVENTA SU KIERKEGAARD




E' reperibile nel sito della CCDC il testo della splendida "lezione di filosofia" tenutasi il 23 aprile scorso dal prof. Roberto Garaventa sul tema: "Il problema della libertà in Kierkegaard"


1.Filosofo cristiano-luterano, Søren Aabye Kierkegaard (5.5.1813 - 11.11.1855) trascorse la sua vita a Copenhagen, sua città natale. Ultimo di sette fratelli (cinque dei quali morti precocemente), ricevette dal padre (un custode di pecore dello Jutland, che era riuscito ad arricchirsi come commerciante di tessuti) una rigida educazione pietista, improntata al senso del peccato, che lo rese un uomo dal temperamento riflessivo e malinconico. É vero che da giovane condusse una vita libertina e scapestrata. Tuttavia, a partire dagli anni 1836-1838, aderì decisamente al cristianesimo. Dopo aver studiato senza troppa convinzione filosofia e teologia per dieci anni (1830-1840), nel 1841 si laureò in teologia con un lavoro su Il concetto di ironia in costante riferimento a Socrate, per tener fede a una promessa fatta al padre morto nel 1838. Visse nel periodo dei grandi movimenti di rivolta nazionali, che tuttavia giudicò sempre negativamente, in quanto, a suo parere, ciò di cui c’era bisogno era una rivoluzione dei cuori e non dei rapporti sociali.

Kierkegaard era solito firmare con pseudonimi le opere in cui presentava modi di vivere (come la vita estetica e la vita etica) in cui non si riconosceva, mentre firmava col suo nome quelle opere che facevano riferimento al modo di vivere religioso (quello in cui egli si riconosceva). Tra le opere pseudonime di Kierkegaard ricordiamo: Aut-aut. Un frammento di vita, 1843; Timore e tremore, 1843; La ripresa, 1843; Briciole di filosofia, 1844; Il concetto dell’angoscia, 1844; Stadi sul cammino della vita, 1845; Poscritto conclusivo non scientifico, 1846; La malattia per la morte, 1849; Pratica di cristianesimo, 1850. Tra le opere firmate col suo nome, invece, ricordiamo i numerosi Discorsi edificanti e i Discorsi cristiani (1848). Ogni pseudonimo aveva un preciso significato: Il concetto dell’angoscia, per esempio, è firmato da un certo Vigilius Haufniensis = la sentinella di Copenhagen, in quanto Vigilius è colui che vigila, sorveglia, fa la guardia, mentre Haufniensis è l’aggettivo di Hafni, nome latino di Copenhagen. Inoltre Kierkegaard faceva in modo che a presentare le forme di vita in cui non si riconosceva (vita estetica e vita etica) fossero personaggi fittizi da lui creati (ad. es.: il seduttore Johannes e il magistrato Guglielmo). In realtà Kierkegaard, descrivendo la visione del mondo e la psicologia dei personaggi delle sue opere pseudonime, presentava aspetti o lati della sua complessa e multiforme personalità, secondo un metodo proprio di molti scrittori e romanzieri. Kierkegaard, cioè, riusciva a immedesimarsi nei personaggi delle sue opere pseudonime, perché ne condivideva la psicologia e le esperienze. Dopo essere stato da giovane un libertino (vita estetica), ad un certo punto si fidanzò con Regine Olsen, ma, dopo un anno, decise di troncare il rapporto e di non sposarsi più (vita etica), per dedicarsi a «reintrodurre il cristianesimo» in una cristianità ormai ritornata pagana (vita religiosa).

Considerato il progenitore o l’antenato della filosofia dell’esistenza novecentesca, che è, almeno in parte, il risultato di una Kierkegaard-Renaissance (cioè di una riscoperta del pensiero kierkegaardiano), Kierkegaard ha influenzato fortemente anche la cosiddetta “teologia dialettica” (Karl Barth), nonché la letteratura europea del Novecento (Heinrich Ibsen, Reiner Maria Rilke, Franz Kafka, Thomas Mann).

2.La libertà è per Kierkegaard «infinita possibilità di potere», ovvero possibilità di scegliere tra molteplici (se non addirittura infinite) possibilità. La libertà è scelta. L’individuo è tuttavia chiamato a scegliere, nel corso della sua vita, non solo tra molteplici possibilità, ma soprattutto tra molteplici «stadi sul cammino della vita», ovvero tra molteplici «forme di esistenza», che tipologicamente si possono ridurre a tre (sebbene poi ognuna di esse presenti ulteriori articolazioni al suo interno): la vita estetica, la vita etica, la vita religiosa.

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