miércoles, 29 de abril de 2015

Caterina è una santa pubblica perché la fede al suo tempo era una faccenda pubblica


Santa Caterina da Siena, la cui natura era il fuoco

Davide Rondoni

Oggi si festeggia santa Caterina da Siena, compatrona d’Italia e d’Europa. La recensione al libro di Louis de Wohl a lei dedicato
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 Di seguito pubblichiamo un articolo della scrittore Davide Rondoni, apparso sull’Osservatore romano il 6 dicembre 2007.

Una donna che cresce solo nel suo aspetto di dimissione, e però diventa una formidabile guerriera, capace di mettere in crisi Papi e signorie. Strana vicenda, strano movimento. Per così dire doppio. Un consumarsi, quasi un incenerirsi, per consumazione corporale e interiore, e intanto un crescere, un ingigantirsi. Uno sparire, e però un piazzarsi al centro degli incroci decisivi della storia. Caterina è il nome di questo apparente paradosso, di questo movimento. Come fu possibile che questa donna analfabeta muovesse il consenso e il dissenso di potenti e signori, come anche il disprezzo, lo stupore e l’entusiasmo in tanti fino a oggi?

Non lascia indifferenti, Caterina. Perché in lei avviene innanzitutto una precisa e chiara messa in questione di cosa è l’amor proprio.

Senza capir questo non ci si avvicina nemmeno al fuoco.

La mia natura è il fuoco (Milano, Bur, 2007, pagine 400, euro 11,00) titolo che la traduttrice ha proposto in luogo dell’originale, è frase di Caterina che potrebbe apparir romantica e orgogliosa. Segno di un estremo amor proprio, presunzione di possedere un nucleo di invincibile forza. Ma tale fuoco non è in Caterina fuoco individuale. Non è un incendio solitario. È l’accensione continua che viene da un rapporto, tanto intimo e segreto, quanto misurabile in fatti e gesti concreti, fissato in una alterità mai ridotta a un possibile gioco di impressioni o a un vagheggiamento. I segni, anzi le chiavi di tale alterità sono l’Eucaristia e il rapporto con la Chiesa. Da queste mai Caterina si sottrae. Anzi, a esse si scaraventa, con una fame che parrebbe segno di pazzia, se non fosse letteralmente fame, o ustione, come di fiamma che divora ciò che la alimenta e tiene in vita. È un fuoco che qualcosa, Qualcuno accende in lei, non una sorta di combustione orgogliosa. Il fuoco che arde nella natura di Caterina è il riconoscimento di una signoria. C’è un “tu” al centro del rogo.



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